In mancanza di aiuti e di un piano d’emergenza “rischia di scorrere il sangue”. Le parole del sindaco dell’isola greca di Kos, nell’Egeo, danno la
In mancanza di aiuti e di un piano d’emergenza “rischia di scorrere il sangue”. Le parole del sindaco dell’isola greca di Kos, nell’Egeo, danno la misura di quanto la situazione sia al limite. Da mesi il flusso di migranti, provenienti principalmente da Afghanistan e Siria attraverso la vicina Turchia, non fa che aumentare. Le forze dell’ordine riescono a malapena a gestire la situazione. Ieri si sono registrati diversi incidenti tra gli agenti di polizia e gli immigrati che devono attendere diversi giorni e in alcuni casi settimane prima di ottenere i lascia passare per proseguire verso Atene.
“Qui fa veramente caldo e la situazione è pessima. La gente si arrabbia facilmente. Qualunque sciocchezza diventa un problema. E non c‘è da stupirsi. Chiunque, messo in queste condizioni, sarebbe furioso” dice Mohamed Zkia, arrivato da Hamah, in Siria.
Secondo le autorità locali ogni giorno ci sono circa 500 nuovi arrivi. In Grecia sono giunte circa 124.000 persone da inizio anno secondo l’Unhcr.
“Ci aspettiamo una maggiore assunzione di responsabilità sia da parte delle autorità locali che centrali per mettere in piedi un sistema che garantisca a queste persone cibo, assistenza sanitaria di base, un riparo, acqua, protezione dei diritti umani più elementari. Cosa che finora non è avvenuta. Vogliamo soltanto che queste persone vengano trattate come tali” dice Vangelis Orfanoudakis, un responsabile di Medici Senza Frontiere.
Intanto gli sbarchi continuano ad interessare in maniera costante anche le coste italiane. Soltanto nell’ultima settimana sono sbarcate circa 5.000 persone secondo i dati diffusi dal Viminale.