Messico, migliaia di giornalisti in strada dopo l'uccisione di Ruben Espinosa

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Migliaia di persone sono scese per le strade delle maggiori città del Messico per protestare contro l’ennesimo omicidio di un giornalista. Città del

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Migliaia di persone sono scese per le strade delle maggiori città del Messico per protestare contro l’ennesimo omicidio di un giornalista.

Città del Messico, Guadalajara, Acapulco e soprattutto Xalapa, capitale dello Stato di Veracruz. Giornalisti e fotoreporter come Ruben Espinosa, che lavorava nello Stato di Veracruz e si era rifugiato a Città del Messico due mesi fa dopo aver ricevuto minacce di morte.

José Reveles è giornalista è ha partecipato alla marcia che si è tenuta a Città del Messico: “Oltre 100 giornalisti sono stati uccisi, ecco perchè il Messico è considerato il secondo, forse il terzo Paese più pericoloso al mondo per la professione” dice. “Sfortunatamente lo Stato di Veracruz è quello con il maggior numero di omicidi”.

Cristina Guerrero, giornalista: “Se uno dice la verità lo uccidono, i giornalisti che come me non si fanno comprare o li uccidono o spariscono. Cosa possiamo fare? Me lo dica, io davvero non so cosa fare”.

I manifestanti puntano il dito contro l’immobilismo e il silenzio delle istituzioni difronte alla situazione. Ruben Espinosa aveva 31 anni. Il suo corpo è stato ritrovato senza vita venerdì scorso in un appartamento del quartiere di Narvarte, nella capitale. Assieme a lui c’erano 4 donne tra cui la militante per i diritti umani Nadia Vera.

Tutte le vittime avevano le mani legate e sono state freddate con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Secondo gli inquirenti, che non hanno indicato nessuna pista privilegiata, le vittime potrebbero essere state torturate prima di venire uccise.

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