Gaza: un anno dopo la guerra

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Un anno dopo, Gaza è ancora in macerie.
I materiali per la ricostruzione, che Israele consente di far entrare attraverso Erez, non sono accessibili alle tasche dei palestinesi.
Oltre 18 mila le abitazioni distrutte, 100 mila gli sfollati.

Un anno fa Israele lanciava l’operazione Protective Edge, in seguito all’uccisione di tre adolescenti israeliani.
Il conflitto, il terzo in sei anni, ha ridotto le capacità militari di Hamas ed è costato la vita a oltre 2200 palestinesi, tra i quali centinai di bambini.

Diecimila i feriti.

Se il bilancio è meno pesante sul fronte israeliano, resta comunque doloroso: 73 morti, di cui 67 militari.

Un anno dopo le ferite dell’ennesima guerra israelo-palestinese, che durerà quasi due mesi, sono sotto gli occhi del mondo.

Rispetto a un anno fa, niente è cambiato, i finanziamenti promessi dai donatori internazionali, nel corso della conferenza, organizzata in tutta fretta al Cairo, nell’autunno scorso, arrivano con il conta gocce.

Nella Striscia la situazione è preoccupante per le organizzazioni umanitarie, 1,8 milioni di persone convivono in 362 chilometri quadrati, il tasso di disoccupazione al 40% è uno dei più alti al mondo. Tra i giovani, i senza lavoro sono il 60%.

Altro risultato disatteso, la riconciliazione delle formazioni palestinesi. Il governo tecnico che Hamas e Fatah avevano deciso di costituire a Gaza, nell’aprile del 2014 a Gaza non ha preso piede, gli appelli all’unità rimangono inascoltati.

Sami Abu Zuhri, portavoce della Striscia di Gaza: “Il vero risultato, a un anno dalla guerra, è che è difficile sconfiggere Gaza o Hamas, cosa che fa sì che tutti gli attori internazionali siano interessati al mantenimento di una tregua e lo spettro della guerra aleggia ancora su di noi”.

L’emergenza dello Stato islamico, interessato a insediarsi nella Striscia di Gaza, potrebbe paradossalmente rilanciare il dialogo israelo-palestinese.

Israele preferisce dialogare infatti con un nemico conosciuto, tanto che ha ripreso gli scambi negoziali con Hamas. I negoziati, condotti segretamente, vertono su una lunga tregua di qualche anno, che permetterebbere a Hamas di ricostituire le proprie forze.

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