La Grecia verso il referendum: Atene al bivio di una destinazione ignota

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“Personalmente, mi assumo tutta la responsabilità per una soluzione immediata, subito dopo la consultazione democratica – sono state le parole del

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“Personalmente, mi assumo tutta la responsabilità per una soluzione immediata, subito dopo la consultazione democratica – sono state le parole del Primo ministro greco, Alexis Tsipras alla vigilia del referendum – Allo stesso tempo, vi chiedo di rafforzare il nostro impegno negoziale, vi chiedo di dire no ai piani di salvataggio che stanno distruggendo l’Europa”.

Atene è al bivio di una destinazione ignota. In Grecia, questa domenica si vota per dire sì o no al piano di salvataggio.

Un sì per accettare le condizioni proposte dai creditori internazionali, un no per ricominciare da zero i negoziati.

Sui quotidiani ellenici si cercano di analizzare gli effetti del referendum: dal rischio default, allo spettro della Grexit. Fenomeni che non hanno precedenti nella storia della giovane moneta unica. Se vincesse il no alla proposta dei creditori, come il governo incoraggia a fare, c‘è il rischio che la porta dei negoziati resti chiusa.

Secondo alcuni analisti politici, però, il quesito referendario non è costituzionale e quindi il voto non sarebbe in ogni caso valido.

“L’articolo 44 comma 2 della Costituzione greca vieta, per qualsiasi ragione, di indire un referendum su questioni di finanza pubblica – spiega Dimitri Sotiropoulos, scrittore e analista politico ellenico – Ed è evidente aspettarsi questo, perché una materia così delicata e complessa, come le finanze dello Stato, non può essere valutata con un sì o con un no”.

Il referendum greco rappresenta comunque un cambio delle relazioni tra Bruxelles e i Paesi membri. Le istanze che vengono dal Regno Unito, dove il governo vuole promuovere un referendum sull’uscita dall’Unione europea, potrebbero innescare un effetto domino dagli esiti imprevedibili.

“Forse questo referendum segna l’inizio di un nuovo periodo in cui avremo sempre più spesso questo tipo di consultazioni – sostiene il costituzionalista, Nikos Skoutaris – Vi ricordo che il primo ministro britannico, David Cameron, ha già promosso un referendum del genere, quindi probabilmente stiamo andando verso un fermento referendario, dalla Grexit alla Brexit, dove in realtà gli Stati decideranno il loro rapporto con l’Europa”.

Il voto rappresenterà un precedente che è destinato a cambiare la struttura europea. In Grecia i timori sono così elevati che 246 professori di Economia delle università elleniche hanno sottoscritto una lettera aperta che invita a votare ‘sì’.

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