Una lunga, interminabile notte, a Kobane, nel terrore che si ripeta quello che nessuno fino a ieri si aspettava: un attacco di Isil dall’interno
Una lunga, interminabile notte, a Kobane, nel terrore che si ripeta quello che nessuno fino a ieri si aspettava: un attacco di Isil dall’interno: l’esplosione di autobombe, e poi commando penetrati nelle case a massacrarne gli abitanti.
I morti sarebbero almeno una sessantina, decine i feriti, molti ricoverati in Turchia. Lacrime di coccodrillo, dicono i curdi, che da entrambi i lati della frontiera accusano Ankara di aver lasciato passare i combattenti.
La co-leader dell’Hdp Figen Yuksekdag è stata esplicita: “Non è logico pensare che lo Stato Islamico, che ha usato comodamente le frontiere turche fino ad ora, non abbia fatto uso dei cancelli al confine oggi, per lanciare quest’attacco”.
Le autorità turche hanno smentito le accuse, e il presidente Erdogan ha condannato l’attacco.
E se nel nord della Siria a seminare il terrore è Isil, costringendo anche il regime ad arretrare a Hasaqa, nel sud è un’alleanza di forze ribelli – fra cui al Nusra – ad aver attaccato un edificio del governo nella città di Deraa, che potrebbe diventare il terzo capoluogo di provincia perso da Assad dopo Raqqa e Idlib.