Razzismo e armi, le ipocrisie Usa alla base della strage di Charleston

Razzismo e armi, le ipocrisie Usa alla base della strage di Charleston
Di Salvatore Falco
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La strage di Charleston combina la tossica eredità razziale degli Stati Uniti alla proliferazione delle armi. Nei giorni successivi al massacro il

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La strage di Charleston combina la tossica eredità razziale degli Stati Uniti alla proliferazione delle armi. Nei giorni successivi al massacro il presidente Obama ha parlato più di armi che di razzismo perché mediamente, ogni anno, circa 11.000 persone vengono uccise s colpi di pistola oltreoceano.

“Questi numeri e questo tipo di frequenza non si vedono in nessun altro Paese avanzato al mondo – sono state le parole del Presidente lo scorso 19 giugno – Ogni Paese ha persone violente, che odiano o mentalmente instabili. La differenza è che gli altri Paesi non sono pieni di armi facilmente accessibili”.

È la quindicesima volta che Obama è costretto a fare una dichiarazione simile a seguito di un massacro durante la sua presidenza. Nel luglio 2012, un ex studente dell’Università del Colorado uccide 12 persone in un cinema di Aurora.

Sei mesi più tardi uno studente di liceo di 20 anni, collezionista di pistole, uccide 26 persone, tra le quali 20 bambini dai 5 ai 10 anni, in una scuola di Newtown, nel Connecticut. Questa tragedia dell’infanzia apre una riflessione negli Stati Uniti.

Per la prima volta il presidente viene esortato a proporre misure di controllo più severe sulla vendita e la detenzione di armi.

“Renderemo più facile tenere le armi lontano dalle mani dei criminali con il rafforzamento del sistema di controllo dei precedenti penali – prometteva Obama il 16 gennaio 2013 – Faremo in modo che i medici che si occupano di salute mentale abbiano la possibilità di segnalare potenziali violenze, anche se sappiamo che una persona con una malattia mentale ha più probabilità di essere vittima di un crimine violento che autore di un reato”.

Ma nonostante l’iniziale accordo bipartisan tra democratici e repubblicani, per stabilire un sistema di verifica dei precedenti penali e dei disturbi mentali per la vendita di armi, il Congresso, dominato dai repubblicani, ha respinto la riforma.

Lo sforzo più importante degli ultimi 20 anni negli Stati Uniti per contrastare la violenza armata si è dimostrato un fallimento. Obama non ha esitato a denunciare l’influenza dei produttori di armi della National Rifle Association sui legislatori. L’ostacolo principale è il secondo emendamento della Costituzione statunitense che garantisce il porto d’armi. Negli Stati Uniti, 2 armi ogni 5, il 40%, vengono vendute senza alcun controllo e se ne contano 88,8 ogni 100 abitanti.

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