Manifesti e questionari anti-immigrati, l'Ungheria si allontana dall'Europa

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Di Salvatore Falco
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Consiglio d'Europa: "preoccupante razzismo contro comunità rom"

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Unione europea e Ungheria non sono mai state così distanti dalla caduta del Muro di Berlino.

Ha fatto il giro del mondo il “ciao dittatore”, che Jean Claude Juncker ha riservato a Viktor Orban in occasione del vertice dei 28 a Riga lo scorso maggio.

Pochi giorni prima, il primo ministro ungherese, di fronte al Parlamento europeo, aveva criticato aspramente la politica di immigrazione e in particolare il meccanismo per la ripartizione dei richiedenti asilo: “L’Ungheria e l’Unione europea hanno tutte le ragioni per affrontare la questione dei cosiddetti migranti economici – ha detto Orban – Sono convinto che la proposta in discussione alla Commissione europea è, per usare un linguaggio semplice: assurda e al limite della follia”.

‘Se vieni in Ungheria, non puoi togliere il lavoro agli ungheresi’ è lo slogan della campagna anti-immigrazione. La polizia ha arrestato sei giovani per aver strappato alcuni di questi manifesti, mentre il Consiglio d’Europa denuncia un aumento dell’intolleranza.

“La nostra preoccupazione riguarda le espressioni di odio, i discorsi di odio rivolti ai più vulnerabili: immigrati, rom, ebrei, omosessuali, transessuali, e così via – spiega Stephanos Stavros, segretario esecutivo della Commissione europea contro Razzismo e Intolleranza – Registriamo un incremento della violenza e problemi crescenti riguardo i processi di integrazione delle comunità rom. I bambini rom frequentano scuole sbagliate, vengono indirizzati in scuole ghetto”.

Il partito dell’estrema destra ungherese, lo Jobbik, è uno dei protagonisti del rapporto del Consiglio d’Europa. Il movimento anti-rom e antisemita, fondato nel 2003, ha un consenso del 20% nel Paese ed è accusato da Bruxelles di fomentare impunemente l’odio.

Anche attraverso i media. Come accade guardando i programmi di Echo Tv, un’emittente molto vicina al partito che trasmette regolarmente reportage sulla personalità del giovane presidente di Jobbik, Gabor Vona. Una campagna mediatica che punta a ripulire l’immagine del partito.

Ma a Budapest la corsa verso l’estrema destra riguarda anche il governo. È stata avviata una consultazione che prevede la distribuzione di un questionario in cui si chiede ai cittadini se concordano con l’affermazione secondo cui gli immigrati rappresentano un pericolo per il lavoro e le prestazioni sociali di cui godono gli ungheresi.

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