La Lituania verso l'indipendenza energetica

La Lituania verso l'indipendenza energetica
Diritti d'autore 
Di Hans von der Brelie
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Come ogni giorno Romas coordina i suoi uomini che lavorano a bordo di “Victory”. Una piccola barca che fa la spola tra il porto lituano di Klaipeda e

Come ogni giorno Romas coordina i suoi uomini che lavorano a bordo di “Victory”. Una piccola barca che fa la spola tra il porto lituano di Klaipeda e “Independence”, ancorata nei pressi della costa del Mar Baltico.

“Independence” è la nave terminal per gas liquido offshore. Grazie a questo enorme impianto il governo di Vilnius sarà in grado di importare fino a 4 miliardi di metri cubi di gas all’anno dopo il 2015.

Romas i suoi uomini hanno una missione molto importante: rendere sicura l’infrastrutture chiave della Lituania. Prima dell’arrivo della “Independence”, la Lituania dipendeva al 100% dal gas proveniente dal colosso russo “Gazprom”. Ora il paese può scegliere.

“Grazie a questo impianto per la prima volta nella storia la Lituania ha la possibilità di avere gas naturale non solo da un unico fornitore ma da qualsiasi parte del mondo. Abbiamo gas naturale che scorre dalla Lituania attraverso la Lettonia fino in Estonia, una situazione difficile immaginare solo un anno fa”, racconta Tadas Matulionis, Direttore di Klaipeda LNG Terminal.

La Commissione europea ha accusato Gazprom di aver abusato della sua posizione dominante in Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e nei paesi baltici. Νοtizie false e infondate fanno sapere dal colosso russo che rispedisce le accuse al mittente.

Per aiutare i paesi baltici a staccarsi dal monopolio russo, Bruxelles ha promosso una sorta di cooperazione regionale: ovvero nuovi gasdotti tra Estonia e Finlandia e tra Polonia e Lituania. E il potenziamento delle capacità del gasdotto dalla Lettonia verso la Lituania e verso la città portuale baltica di Klaipeda.L’impianto una volta raggiunta la piena capacità operativa consentirà di importare gas naturale liquido e rigassificarlo, producendo circa 4 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.

Il gasdotto sarà ultimato entro la fine dell’anno. Costo dell’operazione: 64 milioni di euro, metà della spesa sarà a carico dell’Unione europea. La piena efficienza operativa sarà possibile solo nei prossimi anni e, per il caso lettone, solo dopo il 2017, quando Riga liberalizzerà il mercato energetico.

“Independence” assicura un’alternativa importante per la diversificazione delle fonti energetiche. Intanto mentre la Commissione europea continua a lavorare sul caso “Gazprom”, Darius un operario che sta lavorando al progetto ci spiega con orgoglio come il nuovo gasdotto presto trasporterà gas naturale dalla Norvegia.

Dopo le richieste di Vilnius, la Commissione Europea ha avviato un’indagine sulle pratiche tariffarie di Gazprom. Abbiamo cercato di contattare l’ufficio di Bruxelles del colosso russo per avere dei chiarimenti. Ma la risposta è stata NO. Forse Gazprom potrebbe essere interessata a negoziare un accordo. Anche perchè rischia caro: una multa fino a dieci miliardi di dollari.

Nel frattempo la Lituania sta completando la sua nuova infrastruttura: in caso di un conflitto, il gas russo potrà essere sostituito in toto dal gas proveniente dalla Norvegia.

Se per il ministro degli Esteri russo è inacettabbile applicare le norme comunitarie con effetto retroattivo, il governo lituano ha accolto con favore l’azione legale intrapresa dalla Commissione Europea contro Gazprom, facendo notare che il cosiddetto “ricatto del Cremlino” in termini economico-politici sta per finire.

“La Lituania ha deciso di avere una seconda fonte di energia per l’energia elettrica e per il gas e di non essere più dipendente al 100% dai russi. Abbiamo avuto un aumento del prezzo del gas di circa il 20% rispetto ai nostri vicini. E’ evidente che si tratta di un ricatto politico e così siamo intervenuti. Stiamo parlando di miliardi di euro. noi europei dobbiamo dimostrare che abbiamo delle regole che devono essere rispettate non solo da noi stessi, ma anche da paesi terzi, Gazprom incluso”, racconta ai nostri microfoni il ministro degli esteri lituano Rokas Masiulis.

Le relazioni con la Russia sono sempre tese. E i problemi non si limitano al gas. Ma anche all’energia elettrica. E’ il caso di un cavo di alimentazione sottomarino che collega la Lituania alla Svezia. Mosca ha fatto sapere che stava proteggendo aree per delle esercitazione militari nel Mar Baltico. Ma la Lituania ha convocato l’ambasciatore russo. Intanto i lavori proseguono. La Lituania vuole collegare il suo sistema con la rete europea continentale, con l’intenzione di integrare il suo mercato energetico con l’Europa. Una decisione che non ha il benestare della Russia.

Per capire meglio il problema abbiamo incontrato un dirigente della Litgrid, il gestore del sistema elettrico lituano. “La strategia a lungo termine degli Stati baltici, e quindi della Lituania, deve essere sincronizzata con quella dell’Europa continentale. Al momento siamo sincronizzati sul sistema elettrico della Russia, un sistema vecchio progettato circa 50, 60, 70 anni fa. Vogliamo essere indipendenti come i nostri vicini europei non solo economicamente, ma anche tecnicamente”, sottolinea Daivis Virbickas di Litgrid.

Per il Paese la strada è ancora in salita. Specie in materia energetica. C‘è chi pensa si debbano ridurre i consumi. E chi punta sui progetti europei di ristrutturazione, alcuni dei quali cofinanziati dalla Banca Europea per gli investimenti. Come l’isolamento termico di alcuni vecchi edifici della capitale lituana, risalenti al periodo sovietico.

Prima delle ristrutturazioni, il sistema di riscaldamento era completamente sfasato: ovvero i residenti che vivevano negli appartamenti non centrali di un edificio stavano al freddo, mentre quelli che vivono al centro soffrivano di caldo e anche in pieno inverno dovevano aprire le finestre. Ora con i termostati ciascuno può regolarsi il riscaldamento a suo piacimento. E tutto questo grazie agli aiuti del governo: i sussidi coprono circa il 40% dei costi di ristrutturazione; per le persone meno abbienti i sussidi arrivano a coprire anche il 100% dei costi.

Quest’anno sono previsti 1000 progetti di ristrutturazione mentre sono oltre 34.000 gli appartamenti che devono essere rimodernati dal punto di vista del sistema di riscaldamento.

Ottimismo ma anche alcune incertezze. Il punto interrogativo per molti lituani resta uno solo: cosa potrebbe succedere se la Russia dovesse staccare le forniture di gas e luce? Nessun problema: la Lituania e i suoi vicini baltici avrebbero gas ed energia da altri paesi.

Dunque diversificazione delle fonti di energia. Il futuro dei paesi baltici.

Bonus:

‘‘Gazprom should comply with EU competition rules’‘

‘‘The Russians tried to punish us’‘

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Che cosa la Francia ha imparato dagli attentati del 2015

La transizione energetica al centro della campagna elettorale in Germania

A Cipro è "guerra del formaggio"