L'Isil avanza, coalizione internazionale valuta intervento truppe di terra

L'Isil avanza, coalizione internazionale valuta intervento truppe di terra
Di Salvatore Falco
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Armi rubate, paracadutate per errore sulle loro teste o arrivate illegalmente dalla Turchia. All’Isil non mancano i rifornimenti. I miliziani del

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Armi rubate, paracadutate per errore sulle loro teste o arrivate illegalmente dalla Turchia. All’Isil non mancano i rifornimenti.

I miliziani del gruppo dello Stato islamico possono contare su un arsenale e su tattiche di guerra consolidate, come le bombe sepolte lungo le vie di comunicazione.

L’Isil è ben armato, ma anche sostenuto da un’ampia fetta della popolazione.

Questo video dagli stessi guerriglieri mostra le celebrazioni a Mosul dopo la conquista di Ramadi.

La loro avanzata in Siria e Iraq è straordinaria. Le forze dell’Isil hanno preso diverse città e cercano di consolidare le loro conquiste in tutta la provincia di Anbar, di cui Ramadi è la capitale. Solo alcune parti di questo vasto territorio rimangono sotto il controllo del governo.

L’azione dei fondamentalisti ha messo in evidenza le carenze dell’esercito iracheno e i limiti delle incursioni aeree della coalizione guidata dagli Stati Uniti.

Lo scorso fine settimana, le forze speciali di Washington hanno ucciso il numero due dello Stato islamico, Abu Ala al Afri, e per il presidente Obama la caduta di Palmira è solo un imprevisto lungo un percorso segnato: “In Iraq abbiamo parlato molto di Ramadi che è una grave battuta d’arresto – ammette Marie Harf, portavoce del Dipartimento di Stato – Ma abbiamo avuto successo nell’aiutare gli iracheni a respingere l’Isil fuori da una vasta porzione di territorio. In un conflitto a lungo termine come questo ci saranno alti e bassi, ma crediamo che la nostra strategia sia quella giusta, è questo il modo di procedere”.

Si muove anche la Russia che si è impegnata a sviluppare i rapporti con quello che definisce il suo vecchio partner nella regione.

Giovedì, Vladimir Putin ha accolto a Mosca il primo ministro iracheno, Haidar al-Abadi, e ha promesso aiuti militari contro i miliziani dello Stato islamico.

Tuttavia, la resistenza dell’Isil e la sua azione militare hanno fatto riaprire il dibattito sulla necessità di un intervento delle truppe di terra.

La questione resta a margine delle dichiarazioni ufficiali, ma le annuali esercitazioni internazionali che si tengono in Giordania fanno intravedere un cambio di strategia per molti Paesi.

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