Migranti: euronews a Samos, sospesa tra Turchia ed Europa

Migranti: euronews a Samos, sospesa tra Turchia ed Europa
Di Euronews
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Il Mediterraneo è la via di migrazione più letale al mondo e la situazione è peggiorata a causa del fallimento dell’operazione Triton. Un’emergenza

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Il Mediterraneo è la via di migrazione più letale al mondo e la situazione è peggiorata a causa del fallimento dell’operazione Triton.

Un’emergenza che ha visto l’impreparazione dell’Europa – con l’Italia unica eccezione – e la richiesta di intevento all’Onu per trovare una soluzione politica per fermare i trafficanti di uomini.

Un intervento sollecitato direttamente da Roma, mentre la Commissione europea sembra svegliarsi e punta – nonostante una profonda spaccatura tra gli Stati membri, Regno Unito in testa – a creare un sistema di quote obbligatorie in presenza di flussi massicci.
Una prima proposta di emergenza sarà presentata al collegio dei commissari del 27 maggio e, sentito il Parlamento, arriverà sul tavolo del Vertice europeo del 25 e 26 giugno.

I numeri dimostrano che nel Mare Nostrum è piena emergenza: almeno 22mila persone sarebbero morte nel Mediterraneo dal 2000 a oggi, oltre 1700 solo dall’inizio del 2015. Statistiche elaborate per difetto e spesso non verificabili.

Negli ultimi due anni, a causa soprattutto della guerra civile siriana, il caos in Libia e nel Corno d’Africa, gli approdi sono aumentati in modo esponenziale, mettendo in ginocchio il sistema di accoglienza di Italia e Grecia.

Il viaggio può costare fino a 3mila dollari, il guadagno per un solo barcone può raggiungere il milione di dollari. Una taversata di 3 giorni, ma aumentano i flussi nel Mediterraneo orientale, dove, una volta arrivati in Turchia è più semplice raggiungere la Grecia e quindi l’Europa.

Non sanno dove sono, ma sanno di essere arrivati. Adulti e bambini, sopravvissuti a un viaggio senza ritorno, ora sono sul suolo europeo, di fatto l’unica cosa che vogliono sapere.

L’ondata migratoria dalla Turchia verso le isole greche ha raggiunto cifre senza precedenti. Ogni giorno, centinaia di persone cercano di raggiungere le isole greche a rischio della vita.

“I migranti arrivano qui, sulla piccola spiaggia di Sideras, quasi ogni giorno. Scelgono questo luogo non solo perché è isolato, ma anche perché è a poche centinaia di metri dalla costa turca – spiega la corrispondente di euronews, Nikoleta Drougka – Una distanza percorribile a nuoto”.

Gli abitanti di Samos raccontano che i migranti arrivano a bordo di piccole imbarcazioni. Usano dei gommoni e li riempiono fino all’inverosimile. Viaggiano di notte e arrivano in diversi punti della costa orientale dell’isola. Aspettano fino all’alba e poi raggiungono il porto di Vathi, percorrendo, a piedi, una distanza di almeno 12 chilometri.

Secondo i pescatori dell’isola, i migranti seguono le istruzioni impartite loro dai trafficanti di uomini.

“Siamo sulle coste di Sideras, dove ogni giorno avvisto barche cariche di migranti. Appena arrivano, distruggono le navi per farle affondare – racconta Manolis, un pescatore – Ed è proprio in questo modo che accadono le tragedie, perché spesso la Guardia Costiera non arriva in tempo e alcune persone affogano”.

La Guardia Costiera di Samos spiega che i migranti seguono una determinata prassi per aggirare la legge: “La maggior parte degli incidenti avviene in mare. Quando i gommoni incrociano i nostri pattugliatori, le persone a bordo distruggono l’imbarcazione e creano un serio pericolo – afferma Thomas Tsiaousis, un ufficiale della Guardia Costiera ellenica – Il nostro obiettivo è quello di recuperare tutti immediatamente e di salvare le loro vite. Successivamente, li portiamo a terra, nel quartier generale della Guardia Costiera. Poi vengono trasferiti nei centri di identificazione, sotto la sorveglianza della polizia”.

Il viaggio dei migranti prosegue nei centri di detenzione temporanea. Gli ospiti della struttura allestita vicino al porto di Vathi attendono di ricevere i documenti di viaggio. L’edificio è sovraffollato e le condizioni igieniche sono scarse.

L’attesa è lunga, ma il peggio sembra essere passato per la maggior parte di queste persone.

La corrispondente di euronews ha incontrato due giovani siriani che attendono i loro documenti, consapevoli dell’inferno che si sono lasciati alle spalle: “Il regime di Assad voleva che mi arruolassi nell’esercito. Sono scappato per non uccidere la mia gente”, dice un giovane.

“Forse resterò in Grecia o forse andrò in altri Paesi dell’Europa: Paesi Bassi o Danimarca – aggiunge un ragazzo – Voglio andare all’U niversità perché mi piacerebbe diventare un medico”.

Gli abitanti di Samos conoscono la legge del mare e comprendono il dramma. Ma non riescono a capire perché non si impedisca il traffico di essere umani e lo sfruttamento di chi rischia la vita in mare perché non ha altra alternativa.

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“Quando arrivano, sanno esattamente dove devono andare, non si perdono mai. Ci salutano, fanno dei gesti per chiederci di chiamare la Guardia Costiera – racconta Kostas, un pensionato dell’isola – Appena sbarcano, accendono dei fuochi per riscaldarsi e per asciugare i vestiti prima di ripartire. Questo è molto pericoloso, perché c‘è il rischio che possa divampare un incendio su tutta l’isola”.

“Siamo preoccupati per il rischio del propagarsi di malattie e perché non sappiamo che tipo di persone siano – aggiunge Kiki, una residente di Samos – Inoltre, avere spiagge piene di resti di gommoni, scarpe, vestiti e ogni genere di spazzatura non fa bene al turismo”.

Nei primi quattro mesi di quest’anno, il numero di migranti arrivati in Grecia ha già raggiunto i 2/3 del totale dello scorso anno.

Frontex ha rafforzato le operazioni navali vicino alla Grecia, perché – sostiene il direttore esecutivo dell’Agenzia europea – c‘è uno spostamento dei flussi migratori dal Mediterraneo centrale a quello orientale.

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