Palmira, la nuova minaccia dell'Isis al mondo

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La barbara uccisione del custode di Palmira, lo studioso di antichità Khaled Asaad, è l’ennesimo duro colpo per l’antica città semita situata nel

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La barbara uccisione del custode di Palmira, lo studioso di antichità Khaled Asaad, è l’ennesimo duro colpo per l’antica città semita situata nel centro della Siria.

Dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità la città fiori’ nell’antichità come punto di sosta per le carovane di viaggiatori e mercanti che attraversavano il deserto siriano ed ebbe un notevole sviluppo fra il I ed il III secolo d. Cristo. Per questo motivo fu soprannominata la ‘Sposa del deserto’. Il nome greco della città, ‘Palmyra’, è la traduzione fedele dall’originale aramaico, Tadmor, che significa ‘palma’.

Palmira è in una posizione che consente di controllare le vie da Deir ez Zor e dalla Siria Orientale a Homs e Damasco, e quindi al Libano. Se se la contendevano, era per la sua importanza strategica.

Palmira è, tra l’altro, uno straordinario esempio di incroci e di mescolanze, cosa che all’Isil piace ancora meno.

La “sposa del deserto” (un’oasi nel deserto a Nord-Est di Damasco) è cresciuta nei secoli grazie alle vie commerciali che lì si incrociavano, in provenienza da India, Persia, Cina e verso l’Impero romano.

Templi e colonnati, un caravanserraglio, statue e stili architettonici d’ogni genere e provenienza fanno di Palmira un unicum.

Era però ancora una cittadina modesta nel I secolo A.C.

Ma da lì in poi crebbe gradualmente, nell’alveo dell’Impero romano, fino all’apice del suo splendore, nel III secolo D.C., quando la città sfidò Costantinopoli e creò un proprio impero, che andava dalla Turchia all’Egitto.

La Regina Zenobia combatté quindi contro l’Imperatore Aureliano, ma anche contro i Sasanidi, che proprio alla metà del III secolo arrivarono a catturare l’Imperatore Valeriano. Furono allora proprio le forze di Palmira a sconfiggere la tribù persiana e respingerla al di là dell’Eufrate.

Da allora, e per molti secoli, la declinante Roma dovette affidarsi alla gente di Palmira, per non perdere ciò che restava della sua influenza in oriente.

Palmira era unica: artisticamente, culturalmente e politicamente. nelle altri città le élite politiche controllavano il commercio, ma qui era una classe mercantile a controllare la vita politica.

E la città si specializzò tra l’altro nelle lucrose attività di protezione delle carovane che attraversavano il deserto.

Come Venezia, anche Palmira divenne il centro di una vasta rete commerciale, controllando il deserto invece del mare ma senza disdegnare nemmeno la navigazione: le testimonianze archeologiche ci raccontano di frequenti viaggi lungo l’Eufrate per raggiungere il Golfo e da lì partire via mare verso l’India o l’Egitto.

La ricchezza della città veniva investita nei suoi sfarzosi palazzi ed imponenti edifici di culto. Come il grande santuario degli Dei di Palmira, noto anche come Tempio di Bel, un teatro o le grandi colonne che costeggiavano la via principale e i cui resti sono arrivati in buono stato fino ai giorni nostri.

A seguire, alcune immagini, fornite dall’Unesco, della città e dei suoi siti:

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