Petrolio: Obama dà il via libera a Shell per trivellare Artico, ira ambientalista

Petrolio: Obama dà il via libera a Shell per trivellare Artico, ira ambientalista
Di Salvatore Falco Agenzie:  Ansa
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La Shell ottiene il via libera da parte del governo degli Stati Uniti alle trivellazioni nelle acque dell’oceano Artico. Il gruppo petrolifero

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La Shell ottiene il via libera da parte del governo degli Stati Uniti alle trivellazioni nelle acque dell’oceano Artico. Il gruppo petrolifero anglo-olandese potrà cercare greggio e gas naturale nel Mar Chukchi, al largo dell’Alaska. Le perforazioni potrebbero cominciare già questa estate, con la creazione dei primi due pozzi su un totale di sei.

La Shell – anticipando le proteste – ha accettato di predisporre una piattaforma petrolifera di emergenza.

La decisione fa insorgere le associazioni ambientaliste. Il 6 maggio, la piattaforma Polar Pioneer è stata assaltata da Greenpeace nell’Oceano Pacifico mentre veniva rimorchiata verso Seattle, dove sarà utilizzata per il progetto della Shell. L’organizzazione teme incidenti simili a quello del 2010 all’impianto British Petroleum al largo di New Orleans.

“Nonostante il fatto che il governo americano abbia ammesso che c‘è il 75% di rischio di una fuoriuscita di petrolio, l’estrazione di greggio dovrebbe iniziare a breve nel Mar Chukchi – dice l’attivista di Greenpeace, Laura Kenyon – L’amministrazione Obama ha già dato il primo via libera alla Shell”.

Si stima che il Mar glaciale Artico contenga il 20% delle riserve mondiali di gas e petrolio ancora da scoprire e che nelle acque territoriali degli Stati Uniti si possano ancora estrarre 34 miliardi di barili di petrolio.

Ma l’Artico è un ambiente molto particolare per il clima, la fauna selvatica e la popolazione locale che dipende interamente dalle sue risorse incontaminate. A Barrow, la città più settentrionale dell’Alaska, il mare è congelato per 8 mesi all’anno. Qui vive una popolazione eschimese la cui sopravvivenza si basa sulla caccia alle balene. La comunità si oppone alle perforazioni perché sono troppo rischiose.

“Basterebbe un blocco di ghiaccio a intasare le loro pompe che tenteranno di tirare su il petrolio – spiega Rosemary Ahtuangaruak, una abitante di Barrow – Il metallo diventa più fragile nel nostro ambiente. Quando fa molto freddo le cose si rompono più facilmente. Le balene sono molto sensibili: hanno un sesto senso, possono percepire gli ambienti marini contaminanti ed evitano le zone contaminate”.

Nel 2012, un tentativo di trivellazioni in un’altra zona del Mar glaciale Artico fallì a causa del maltempo e di una serie di incidenti meccanici. Inoltre, la Shell ha dovuto evacuare la piattaforma di perforazione Kulluk, alla deriva per diversi giorni nelle acque dell’Artico. Questi incidenti dimostrano – sostengono gli ambientalisti – che la società petrolifera non ha la tecnologia per realizzare il progetto escludendo ogni pericolo per l’ambiente.

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