Nepal: scalatore italiano a euronews "ho visto interi villaggi rasi al suolo"

Nepal: scalatore italiano a euronews "ho visto interi villaggi rasi al suolo"
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Di Daniela Castelli
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Marco Confortola è uno scalatore italiano, testimone diretto della devastazione che ha colpito il Nepal. Il 43enne di Valfurva in provincia di

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Marco Confortola è uno scalatore italiano, testimone diretto della devastazione che ha colpito il Nepal.

Il 43enne di Valfurva in provincia di Sondrio tentava di raggiungere quota ottomila metri, ma il terremoto lo ha bloccato al campo base di Dhaulagiri, a quota 4500 metri. Era già scampato a un tragico incidente sul K2 nel 2008.

La giornalista di euronews, Daniela Castelli, lo ha incontrato nella sua casa di Valfurva, pochi giorni dopo il suo rientro.

“All’inizio non capivamo cosa stesse accadendo. Poi, con il continuare del tremore, abbiamo capito che si trattava di un terremoto – ricorda Marco Confortola – Dieci minuti dopo c‘è stata un’altra forte scossa, in quel momento abbiamo compreso che si trattava di un sisma molto forte che ha fatto disastri giù nelle valli”.

Daniela Castelli, euronews: “A un certo punto voi avete deciso di lasciare il campo base e di discendere a piedi, perché siete alpinisti e questo è il vostro lavoro. Come mai?”

“Sicuramente gli elicotteri erano impegnati nella zona dell’Everest per recuperare le persone gravemente ferite. Noi stavamo bene fisicamente – aggiunge lo scalatore italiano – La nostra discesa è stata articolata e non facile perché son crollate strade, ponti, sentieri. Altre valanghe hanno creato di conseguenza altri ‘canali valanghivi’. Non è stato facile ma mi è sembrato logico, essendo un elisoccorritore, lasciare la priorità alle persone che effettivamente avevano bisogno dell’elicottero e alla popolazione”.

La discesa verso Katmandu è stata rapidissima, il gruppo di Marco ha impiegato quattro giorni, invece dei sette previsti.

“La devastazione – dice Marco Confortola – Ho visto tantissime case, villaggi interi rasi al suolo. Per cui devastazione e tanta tristezza. Però ho anche visto un popolo nepalese pronto a rialzarsi perché già erano tra le macerie che cercavano di ricostruirsi una casa”.

“Ho impresso nei miei pensieri il sorriso di una bambina in un villaggio, dove la sua casa è andata tutta distrutta. Gli ho dato delle caramelle e un farmaco perché aveva una dissenteria molto forte – conclude lo scalatore italiano – Però, il sorriso di questa bambina che mi sorrideva ringraziandomi. Per cui penso che questo sia un popolo che non si arrende, è stato messo in ginocchio dal terremoto, ma ha voglia di riprendersi”.

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