Brexit: l'opinione delle industrie e dei banchieri britannici

Brexit: l'opinione delle industrie e dei banchieri britannici
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Il rapporto di amore-odio della Gran Bretagna con l’Unione europea si è protratto per decenni in diversi governi. Due anni fa, il primo ministro

PUBBLICITÀ

Il rapporto di amore-odio della Gran Bretagna con l’Unione europea si è protratto per decenni in diversi governi. Due anni fa, il primo ministro David Cameron ha detto che voleva risolvere la questione una volta per tutte.
Ha affermato che i conservatori organizzeranno un referendum per restare dentro o fuori l’Unione europea nel 2017.

E ‘una strategia rischiosa: i leader tory come i suoi predecessori Margaret Thatcher e John Major che hanno condotto battaglie in Europa sono stati poi estromessi dal partito. E sono promesse lontane dalle parole di un gigante della storia britannica Winston Churchill, che una volta ha lanciato un appello a favore degli Stati Uniti d’Europa.

Il referendum si farà solo se David Cameron sarà di nuovo primo ministro. E dopo che avrà rinegoziato le condizioni dell’adesione della Gran Bretagna.
Secondo gli Euroscettici queste clausole sono jolly che i conservatori possono utilizzare per rompere la promessa di un referendum. Ma c‘è una cosa che su cui tutti concordano: un’uscita britannica dall’UE avrebbe un enorme impatto economico.

Nigel Farage, il leader del partito euroscettico UKIP, attualmente eurodeputato, si presenta ora per un seggio nel parlamento britannico. E’ lui a spingere per un referendum. Vuole che la Gran Bretagna esca dall’Unione europea e stringa rapporti commerciali piu’ forti con il resto del mondo. L’Europa ha un’economia in declino, dice, lasciando l’unione la crescita britannica potrà aumentare.

Ma cosa ne pensano le imprese? Secondo un sondaggio della Camera di commercio britannica, il 63% delle aziende sono contrarie all’uscita della Gran Bretagna.

Business for New Europe è una lobby che si batte affiché Londra resti dentro un’Europa riformata.

Abbiamo incontrato il suo portavoce, Nigel Sheinwald: “Il 45% delle nostre esportazioni vanno nell’Unione europea. Naturalmente vogliamo incrementare le nostre esportazioni in Cina e India ma l’Europa è il nostro mercato domestico. E’ il mercato geograficamente piu’ vicino.
E questo non possiamo cambiarlo. Le leggi economiche dicono che i paesi
vicini diventano i naturali partner commerciali. Il problema di coloro che vogliono che lasciamo l’Unione è che non hanno un’alternativa coerente e razionale”

Brompton Bicycle produce biciclette pieghevoli nell’ovest di Londra. Impiega 250 persone che producono 45.000 bici all’anno, l’80% sono vendute all’estero.

Sottolinea il suo amministratore delegato, Will Butler-Adams: “Uno dei piaceri maggiori nel fare affari in Europa è che è così trasparente. E’ così semplice. Fare affari in Europa rende la vita piu’ semplice perché non ci sono barriere. Siamo tutti in pari condizioni. Il mio istinto è di migliorare quello che abbiamo – un po’ come abbiamo fatto con la bici negli ultimi 30 anni, non abbiamo rottamato, ma siamo usciti con un modello nuovo migliorato. Lo abbiamo perfezionato. Ed è quello che dobbiamo fare con l’Unione europea, invece di decidere che noi non abbiamo niente a che fare con l’Europa”

James Franey, euronews:
Abbiamo sentito l’opinione dell’industria. E che ne pensano coloro che lavorano nella finanza? I sostenitori dell’uscita dall’UE dicono che la City di Londra potrebbe crescere ancora come centro finanziario globale perché sarebbe libera dai regolamenti di Bruxelles”. Ma i trader e banchieri sono veramente d’accordo?

Alastair McCaig, analista finanziario, IG: “Le imprese e le banche americane apprezzano i vantaggi di essere dentro uno Stato membro dell’Unione europea, che non fa parte della zona euro. Se il Regno Unito perdesse tale status, se ne andrebbero.”

Ma l’ex capo economista di Goldman Sachs, oggi analista del think thank Bruegel, ritiene che riflettere sulla Brexit non è dopo tutto un male: “Penso che sarebbe molto rischioso per me scegliere se il Regno Unito debba lasciare l’Unione europea, ma perché non avere questo dibattito. Non sono sicuro che sia poi cosi’ pazzesco come pensano tante persone della finanza e del commercio. Perché le nostre future esportazioni non dipendono dall’Europa, ma dipendono dalle grandi economie emergenti. L’UE per quanto sia importante, non lo è piu’ come una volta”.

Secondo il think thank Open Europe l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, potrebbe costare all’economia del Regno Unito 2,2% del PIL entro il 2030. Qualunque sia il risultato di questo referendum – se mai ci sarà – ci sono alcuni prodotti europei che i britannici ameranno sempre….

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Kate Middleton annuncia di avere il cancro: messaggi per la principessa da tutto il mondo

La morte di Re Carlo: la fake news diffusa da media russi e ucraini smentita da Buckingham Palace

"Questa legge sul Ruanda è crudele e disumana"