Cento anni fa lo sterminio degli armeni, le vittime 'negate' della Turchia

Cento anni fa lo sterminio degli armeni, le vittime 'negate' della Turchia
Di Euronews
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Silvard è un’energica signora armena di 103 anni. Vive a Yerevan dal 1915, anno in cui i suoi genitori fuggono dalla Turchia e dal massacro del loro

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Silvard è un’energica signora armena di 103 anni. Vive a Yerevan dal 1915, anno in cui i suoi genitori fuggono dalla Turchia e dal massacro del loro popolo grazie all’aiuto dell’esercito francese. Il resto della famiglia sarà sterminato.

Silvard probabilmente non riuscirà mai a vedere ciò che desidera di più al mondo: “Se i turchi riconoscessero il genocidio e l’assassinio di tanti armeni – dice Silvard – finalmente le anime di tutti quegli armeni perseguitati e dei loro discendenti che hanno raccontanto quello che è successo potranno far ritorno in patria e la loro missione sarà completata”.

Un secolo fa Silvard aveva 3 anni. In quei giorni la comunità armena residente sul Monte Mosé, oggi Turchia, organizza un’auto-difesa contro l’impero Ottomano guidato da un Comitato politico, noto con il nome di “Giovani Turchi”, e da un triumvirato di ufficiali.

Organizzano, pianificano e mettono in atto un piano per eliminare i circa due milioni di armeni che vivevano nei confini dell’Impero. Saranno espulsi, deportati, uccisi dalla fame o dalle armi.

Difficile, anche 100 anni dopo, capire le vere ragioni del massacro. La follia del nazionalismo, la vicinanza politica tra armeni e Russia, la pulizia etcnica porteranno all’eliminazione di un milione e mezzo di persone tra l’aprile del 1915 e il luglio del 1916, i due terzi degli armeni nell’odierna Turchia. Qualcuno vi fece ritorno dopo la prima guerra mondiale, grazie all’intervento dell’esercito francese, ma nel 1939, pur di convincere Ankara a entrare in guerra contro la Germania, Parigi restituì ai turchi il Monte Mosé.

Venti Paesi e il Parlamento europeo hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio armeno, mentre il parlamento tedesco si appresta a riconoscerlo. Una legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni.

Il Presidente Recep Tayyp Erdogan continua a negare e fa pressione sul Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, affinché non pronunci la parola genocidio: “È fuori discussioneche la parola genocidio infanghi o getti un’ombra sulla Turchia”, ha detto Erdogan in una conferenza stampa.

La Turchia rifiuta di riconoscere il genocidio perché questo potrebbe avere avere un enorme impatto economico. Ankara dovrebbe offrire compensazioni per l’esproprio delle proprietà delle centinaia di migliaia di armeni uccisi.

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