Netanyahu a Washington per mettersi di traverso all'accordo con l'Iran

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Di Alfredo Ranavolo
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Invitato dallo speaker (repubblicano) del congresso, dove marted' parlerà. Ma è gelo con la Casa Bianca.

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Visita di “scortesia”. Almeno così è visto dalla Casa Bianca il viaggio negli Stati Uniti di Benyamin Netanyahu.

Il premier israeliano non ha ricevuto alcun invito dalla presidenza democratica. A interpellarlo è stato lo speaker repubblicano del congresso, John Boehner.

E il capo del governo di Tel Aviv ha colto la palla al balzo, per tentare il tutto per tutto, in un discorso che terrà martedì davanti ai parlamentari americani.

Il suo scopo è provare a convincerli a non appoggiare l’eventuale accordo sul nucleare iraniano in fase di negoziazione con i Paesi del ’5+1’ (Usa,
Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina e Germania)questa settimana in Svizzera, a Ginevra prima e Montreux poi, alla presenza del ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif.

Il testo dell’eventuale accordo dovrà essere sottoposto, in base a una norma introdotta venerdì scorso, entro cinque giorni al parere del congresso. Obama, inoltre, non potrà sospendere le sanzioni imposte dal congresso all’Iran se non dopo 60 giorni dall’entrata in vigore dell’accordo.

Proprio questi tentativi di ingerenza hanno raffreddato i rapporti tra la Casa Bianca e Netanyahu.

Il viaggio del premier irrompe nel dibattito elettorale

Ma la puntata oltreatlantico del premier ha causato polemiche anche in Israele. A quindici giorni dal voto per il rinnovo del parlamento, il leader dei laburisti Isaac Herzog, alleato con il Likud di Tzipi Livni, ha colto l’occasione per puntare il dito contro un discorso che, a suo dire, “distruggerà l’alleanza strategica con l’amico americano”.

Per contro, il leader del Likud ne ha fatto il culmine della sua campagna elettorale.

“Una missione storica”

“Parto per una missione storica” ha detto domenica, dopo essere stato la sera prima in raccoglimento al Muro del Pianto a Gerusalemme. “Mi sento il messaggero di tutti gli israeliani, anche di quelli che non sono d’accordo con me, e dell’intero popolo ebraico”.

Netanyahu ha affermato di essere “profondamente e sinceramente preoccupato per la sicurezza di tutti gli israeliani, per il destino della nazione, per quello del nostro popolo e farò tutto ciò che è in mio potere per mettere in sicurezza il nostro futuro”.

L’entourage del premier israeliano continua a dire che Tel Aviv non è “contro un buon accordo”, ma ritiene che quella ormai molto vicina secondo alcune fonti vicine al dossier, “è un’intesa che non impedisce all’Iran di dotarsi della bomba atomica”.

Zarif: “non avrà esito”

Di tutt’altro avviso Zarif, secondo il quale Netanyahu “è contrario a trovare una soluzione” perché con il dossier nucleare vuole “coprire la realtà dell’occupazione dei territori palestinesi e ostacolare una stabilità duratura nella regione”. Ma secondo lui “si tratterà di uno sforzo inutile, che non avrà alcun esito”.

Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni è stato due giorni a Teheran nel week end, esortando i suoi interlocutori iraniani “a fare ogni sforzo” e a considerare “un approccio il più possibile flessibile, pur comprendendo le posizioni legittime dell’Iran” e considerando le difficoltà ancora sul tappeto.

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