Nucleare-Iran, Yuval Steinitz su sicurezza globale e negoziati

Nucleare-Iran, Yuval Steinitz su sicurezza globale e negoziati
Di Euronews
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Mentre i potenti della terra cercano un accordo sul nucleare in Iran, Israele promette di opporsi a qualsiasi accordo possa minare gli interessi della sua sicurezza.

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Euronews ha incontrato Yuval Steinitz, ministro per gli Affari Strategici israeliano a margine della conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.

James Franey, euronews: Yuval Steinitz, grazie per essere qui con noi. Molte le parole spese in questa Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera sugli accordi per il nucleare in Iran. Come pensa andranno a finire i negoziati?

Yuval Steinitz, ministro per gli Affari Strategici israeliano:
“Siamo tutti molto turbati. Pensiamo che l’Iran non dovrebbe essere o diventare una potenza nucleare. Se l’Iran continuerà la sua politica, potrebbero esserci due conseguenze. In primo luogo, prima o poi l’Iran produrrà la bomba. E si ripeterà esattamente ció che è successo qualche anno fa con la Corea del Nord, dopo un accordo simile. E, secondo, altri paesi, ad esempio i paesi sunnitti nelle vicinanze, chiederanno la stessa cosa. Così invece di fermare la corsa islamica agli armamenti nucleari, avremo piú stati dotati del nucleare in Medio Oriente, nel Medio Oriente irregolare, nel mondo islamico con le conseguenze che possiamo immaginare”.

euronews: Quanto sono vicini alla bomba secondo lei?

Yuval Steinitz: “Non lo so. Ci sono ancora lacune su diverse problemaitiche. Pensiamo che l’approccio globale sin dall’inizio sarebbe dovuto essere diverso. Se l’Iran sarà esentato dalle sanzioni. Se l’Iran sarà riconosciuto come legittimo membro della comunità internazionale. Se gli impianti civili nucleari dell’Iran verranno riconosciuti dalla comunità internazionale. L’Iran dovrebbe dare qualcosa in cambio. L’Iran dovrebbe smantellare i propri impianti di arricchimento in modo che il mondo possa essere certo che non sarà prodotta alcuna bomba e che non sarà minimamente vicino al farlo”.

euronews: Ora ci verranno a dire che sono già stati sottoposti a controlli piuttosto rigidi

Yuval Steinitz: “Posso dire che negli ultimi dieci, quindici anni il mondo ha stipulato due accordi con altrettanti stati canaglia. Regimi brutali, pericolosi che stavano cercando di sviluppare armi nucleari. Uno è stato firmato con la Libia nel 2003; l’altro con la Corea del Nord nel 2007. L’accordo con la Libia prevedeva lo smantellamento dell’intera infrastruttura ancora in costruzione. L’accordo con la Corea del Nord riguardava soprattutto il blocco della maggior parte degli elementi e l’aggiornamento dei metodi di supervione e ispezione. Sappiamo quale fu il risultato. La Corea del Nord ha sviluppato armi nucleari tre o quattro anni dopo la stipula dell’accordo. Quindi, c‘è solo da imparare dalla storia recente. Il patto con l’Iran per essere considerato soddisfacente, dovrà essere simile a quello stipulato con la Libia e non con la Corea del Nord. Se l’Iran fosse in grado di produrre armi nucleari, si creerebbe un nuovo e pericoloso nemico nel mondo. I fanatici del mondo islamico avrebbero la bomba atomica e questo non riguarda solo il futuro del Medio Oriente o di Israele, ma del mondo intero”.

euronews: Il governo israeliano negli ultimi decenni per troppe volte ha creato falsi allarmi. In riferimento al libro del primo ministro israeliano “Fighting Terrorism”, è stato scritto che l’Iran sarebbe stato in grado di produrre armi nucleari nel giro di tre, quattro anni. Un libro pubblicato nel 1995. Quindi, mi chiedo: perché le persone che partecipano a questi negoziati, dentro queste stanze, con la comunità internazionale dovrebbero credere alle previsioni israeliane, visto quelle disattese del passato?

Yuval Steinitz: “Penso che il primo ministro Netanyahu avesse previsto che l’Iran avrebbe potuto produrre armi nucleari, se il mondo non lo avesse fermato. O trovato sulla sua strada enormi difficoltà. Quindi in primo luogo, è un bene che l’Iran non sia ancora pronto. Questo non è un male, ma un bene perchè ci regala del tempo”.

Euronews: Ma lei ammette che ció è successo ripetutamente, in passato. Voglio dire, Shimon Peres, quando era ministro degli esteri, ha detto alla TV francese nel 1992, che l’Iran avrebbe costruito la bomba atomica alla fine del decennio.

Yuval Steinitz: “Gli iraniani dissero anche che avevano avuto dei problemi, c’erano stati l’inibizione dei loro computer e altre difficoltà, e avevano persino trovato delle prove… Non so di cosa stessero parlando, ma ebbero serie difficoltà. E ancora oggi, non se ne sono liberati”.

Euronews: Quanto manca?

Yuval Steinitz: “Non lo so. Uno o due anni. Dipende. E senza considerare gli sforzi del primo ministro Netanyahu e quelli di Israele, in generale. Ma senza l’impegno del primo ministro Netanyahu in particolare, senza i suoi sforzi diplomatici e i suoi discorsi in Israele, negli Stati Uniti, all’ONU, in Europa, il mondo non sarebbe cosí determinato a fermare l’Iran. Ed è effettivamente Netanyahu non da solo, ma Netanyahu a giocare un ruolo chiave nel risveglio del mondo al grido della minaccia nucleare iraniana”.

Euronews: Un’ultima domanda, lei ha parlato dei discorsi tenuti negli Stati Uniti. Il primo ministro Netanyahu affronterà il Congresso degli Stati Uniti, il mese prossimo. Pensa che sia stato saggio accettare l’invito senza consultare il presidente Obama? Visto che gli Stati Uniti è uno dei fondamentali alleati strategici di Israele, se non il migliore.

Yuval Steinitz: “Nessuno, compreso il primo ministro Netanyahu, vorrebbe offendere alcun rappresentante degli Stati Uniti. Abbiamo molto rispetto per il paese e il presidente Obama. Ma, è anche vero che non ho mai saputo di alcun leader mondiale convocato a parlare davanti a una simile platea, la riunione congiunta del Congresso, la camera dei rappresentanti e del Senato, e che si sia rifiutato di farlo. Talvolta, esistono differenze anche nell’approccio generale al tema. Da un lato mi chiedo, quale dovrebbe essere l’obiettivo finale di questi negoziati? Dall’altra, invece, apprezziamo la grande cooperazione e il dialogo diretto su cui si basa il rapporto instaurato con tutti i paesi del P5 + 1, ma soprattutto con gli americani. E sono sicuro che anche dopo le elezioni in Israele, entro qualche settimana, questa alleanza strategica, la cooperazione sulla sicurezza e l’amicizia… La profonda amicizia tra Israele e Stati Uniti resterà eterna, qualsiasi cosa accada”.

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