Pakistan: dopo massacro torna il boia, pronte 500 impiccagioni

Pakistan: dopo massacro torna il boia, pronte 500 impiccagioni
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Di Salvatore Falco
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Ma ciò che è cambiato è l'atteggiamento dell'opinione pubblica che vuole porre fine per sempre alla minaccia del fodametalismo dopo il massacro di Peshawar

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In Pakistan torna il boia dopo il massacro dei bambini a Peshawar. Circa 500 sospetti fondamentalisti potrebbero salire sul patibolo dopo la revoca della moratoria sulla pena di morte.

La reazione del governo di Islamabad segue la strage di 148 persone ad opera dei taleban. L’esercito presidia ancora i cancelli della scuola, dove i genitori delle vittime vengono a recuperare gli effetti personali dei propri figli.

Shahida Sardar, una madre, spiega che il suo bambino, sopravvissuto all’attacco, non riesce a dimenticare: “I bambini che sono sopravvissuti continuano ad avere incubi da quel giorno – racconta Shahida Sarda – Quelle scene continuano ad apparire davanti ai loro occhi. Il loro dolore e le ferite sono vivi nonostante i tanti giorni trascorsi. Non potevamo immaginare cosa sarebbe accaduto, quel giorno abbiamo accompagnato a scuola dei bambini felici”.

L’attacco di Peshawar è il peggior massacro nella storia del Pakistan. Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato 6 persone, accusate di essere i facilitatori del commando stragista.

Ma ciò che è cambiato è l’atteggiamento dell’opinione pubblica che vuole porre fine per sempre a questa minaccia: “Il mio dolore e quello degli altri genitori per la perdita dei nostri bambini – spiega Sharif Gul, pade di una delle vittime – serve solo a rafforzare la nostra determinazione contro i taleban”.

A Rawalpindi si è tenuto un vertice militare tra Pakistan, Afghanistan e la forza internazionale dell’Isaf per rafforzare la collaborazione alla frontiera.

“I nostri servizi di intelligence ritengono che i miliziani stiano preparando un altro selvaggio attacco – ha detto il ministro degli Interni pachistano, Chaudhry Nisar Ali Khan – Dobbiamo mantenere alta l’allerta”.

L’attacco è stato rivendicato dai taleban del Pakistan, lo stesso gruppo che tentò di uccidere Malala e che mira a rovesciare il governo.

I fondamentalisti ora minacciano ritorsioni contro i giornalisti, accusati di tacere sulle uccisioni dei loro compagni detenuti dopo il massacro di Peshawar.

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