La Repubblica di Moldova si prepara alle elezioni del 30 novembre in un clima di tensione crescente.
Il paese è diviso a metà tra filoeuropei e filorussi, e a decidere il vincitore potranno essere pochissimi punti percentuali.
Vlad Filat, leader dei liberal-democratici ed ex primo ministro, teme per il suo paese uno scenario di tipo ucraino.
“Posso confermare che nella Repubblica di Moldova ci sono persone che vengono da fuori e che intendono destabilizzare la situazione. Dopo l’apocalittico scenario della Crimea e dopo la sua annessione alla Russia, tutto è possibile”.
Guardano a Mosca invece i socialisti di Igor Dodon, per i quali il futuro della Moldova non si intreccia con la Nato e con l’Unione europea.
“Si possono creare nuovi posti di lavoro aprendosi al mercato russo e entrando nell’Unione doganale. La reintegrazione del paese è poi un ulteriore problema. La soluzione del conflitto per la Transnistria può avvenire solo se la Moldova entra nell’Unione doganale”.
Dalla competizione è stato escluso uno dei partiti filorussi, “Patria”, che avrebbe ricevuto finanziamenti illegali dall’estero. Il suo leader, un uomo d’affari trentaseienne, nottetempo ha lasciato la Moldova per la Russia.