Le priorità della politica estera Usa secondo il repubblicano John McCain

Le priorità della politica estera Usa secondo il repubblicano John McCain
Di Euronews
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Isabelle Kumar, euronews:
“Maverick”, anticonformista, è spesso il termine utilizzato per descrivere il modo di parlare diretto di questo politico statunitense che corse per la presidenza nel 2008 e perse contro Barack Obama. Oggi è ancora un politico di rilievo, parliamo del senatore John McCain, intervistato a margine del forum internazionale sulla sicurezza a Halifax, in Nuova Scozia, in Canada.
Nella nostra parte del mondo sarà sempre ricordato per la candidatura alla presidenza nel 2008: sei anni dopo come definirebbe quell’esperienza, un ostacolo o un aiuto?”

Chi è John McCain?

  • John McCain ha seguito i passi del padre e del nonno entrando nell’esercito statunitense.
  • Ha partecipato alla guerra nel Vietnam dove è stato prigioniero tra il 1967 e il 1973. Ha raccontato di essere stato torturato.
  • Entrato in politica, eletto in Arizona, McCain è stato membro della Camera dei Rappresentanti per i repubblicani e attualmente fa parte del Senato.
  • Nel 2008 fu nominato dal partito repubblicano per presentarsi alle presidenziali contro il democratico Barack Obama.
  • Dopo la vittoria dei repubblicani alle recenti elezioni di metà mandato, è probabile che McCain riceva l’incarico di presidente della commissione Forze Armate nel Senato.

John McCain:
Credo che aver corso per la presidenza degli Stati Uniti mi abbia aiutato, ma devo anche dire che dopo quella notte elettorale di sicuro non pensai che il mondo sarebbe diventato quello che vediamo oggi. C‘è stato un drastico deterioramento della sicurezza e certamente una diminuzione profonda dell’influenza statunitense”.

euronews:
“Abbiamo chiesto al nostro pubblico online di inviarci delle domande. Quella ricorrente è: si ricandiderebbe alla presidenza?”

McCain:
“No”.

euronews:
“Assolutamente no?”

McCain:
“No, credo che la lezione ricevuta due volte dagli elettori sia sufficiente”.

euronews:
“Nel partito repubblicano non ci sono al momento molti “frontrunner” forti. Ma se lei dovesse fare i nomi di tre contendenti che sosterrebbe con la sua influenza, chi sarebbero?”

McCain:
“Non userò la mia influenza per appoggiare candidati fino a quando non vedrò che tipo di campagna condurranno. Ma credo che l’ex governatore della Florida Jeb Bush sia decisamente un possibile candidato. Il mio caro amico Lyndsey Graham è uno dei massimi esperti di questioni di sicurezza nazionale negli Stati Uniti. Marco Rubio, senatore della Florida, è un’impressionate stella nascente della politica”.

euronews:
“Quindi quali ritiene saranno i grandi temi su cui si affronteranno i candidati?”

McCain:
“Sei mesi fa si sarebbe parlato di economia, di energia. Ne parliamo ancora, naturalmente, come succede anche per la sanità. Ma adesso le questioni della sicurezza e della politica estera stanno assumendo una notevole importanza. Credo che avremo a che fare per molto tempo con l’ISIL, questo movimento estremista islamico, per cui la sicurezza nazionale, la politica estera saranno tra le due o tre questioni principali dell’imminente campagna per le presidenziali”.

euronews:
“Su una nota più leggera è la domanda di Dom Lundo: sogna ancora la Casa Bianca?”

McCain:
“Se per me è ancora un sogno? No, non sogno la Casa Bianca. La migliore cura per la sconfitta è tenersi impegnato, così sono tornato al Senato e mi sono dato da fare il più possibile. Aver avuto l’onore di essere scelto per rappresentare il partito repubblicano alle presidenziali è stato qualcosa che il mio superiore all’Accademia Navale non avrebbe mai immaginato quando mi sono laureato finendo tra gli ultimi cinque della classe”.

euronews:
“La scelta della sua candidata-vice fece discutere. Lei rimane convinto di aver fatto la cosa giusta scegliendo Sarah Palin?”

McCain:
“Lei galvanizzò il nostro partito, la nostra base, ci fece salire nei sondaggi. Fu ferocemente attaccata dalla sinistra liberale ed è così che funziona la politica staunitense. Eppure, quegli attacchi sono stati la cosa più ingiusta che io abbia mai visto in politica negli Stati Uniti”.

euronews:
“La situazione a Washington è al vetriolo, tossica, a dir poco, specialmente adesso che è stata esacerbata dalla decisione del presidente Barack Obama di fare la riforma dell’immigrazione. Quanto è grave la situazione a Washington?”

McCain:
“Credo sia negativa. Ma so anche che i repubblicani capiscono che non possiamo impantanarci in una spirale di ritorsioni con il presidente Obama. Ora abbiamo la maggioranza in entrambe le Camere. Dobbiamo mostrare al popolo statunitense che sappiamo governare. Ma non possiamo restare invischiati nel partito del no. Gli statunitensi vogliono il partito del sì”.

euronews:
“Abel Alemeke chiede: in quali circostanze lei sosterrebbe uno shut-down, il blocco delle attività amministrative”

McCain:
“In nessuna circostanza. Nulla giustificherebbe per me un altro shutdown del governo, quando fu deciso io mi opposi”.

euronews:
“Ci sono membri del suo partito che lo propugnano”.

McCain:
“Non credo siano nella maggioranza. La nostra leadership repubblicana ha detto che non ci sarà uno shutdown. Quando è avvenuto ci sono stati 600mila turisti, in gran parte europei, che non hanno potuto visitare i nostri parchi nazionali e il Grand Canyon in Arizona”.

euronews:
“Il risultato di queste elezioni di midterm significa che molto probabilmente lei diventerà il prossimo presidente della commissione sulle forze armate. Avrà un ruolo chiave in politica estera. Quali sono le sue priorità in questo ambito? E le proprietà per la difesa?”

McCain:
“Innanzitutto, secondo me dobbiamo abrogare il cosiddetto sequestro, ossia i tagli automatici alla spesa per la difesa, così come ad altre spese. Stiamo decimando le nostre forze armate, e questa non è soltanto la mia opinione personale, l’ho sentito dire da capi militari. Secondo, dobbiamo fare ogni cosa per ripristinare la leadership statunitense. Ciò vuol dire che dobbiamo guidare. In altre parole, dobbiamo avere una politica robusta per dare una lezione innanzitutto a Vladimir Putin, che non può comportarsi in quel modo in Europa. Poi dobbiamo anche sconfiggere l’ISIL. Anche il presidente lo ha detto, ma non ha una strategia per riuscirci. Quindi lavoreremo duro per imporre una strategia per indebolire e alla fine sconfiggere l’ISIL”.

euronews:
“Torneremo su tali temi più in là, ma cosa pensa dei suoi detrattori che la descrivono come un falco? Di recente l’ex presidente Jimmy Carter l’ha definita un guerrafondaio. Cosa risponde?”

McCain:
“Rispondo, ditemi in cosa mi sono sbagliato. Dico a quelle persone che loro si sono sbagliate ogni volta”.

euronews:
“Lei ha appoggiato la guerra in Iraq”

McCain:
“Dissi che se non avessimo lasciato una forza residua in Iraq, la conseguenza sarebbe stata l’attuale fallimento. Dissi che se non avessimo resistito a Vladimir Putin e aiutato gli ucraini, sarebbe avanzato più a sud e avrebbe consolidato il proprio controllo sull’Ucraina orientale. In ogni occasione io ho avuto ragione e loro hanno avuto torto”.

euronews:
“La guerra in Iraq nel 2003 è stata un errore”.

McCain:
“Dopo il voto sulla guerra in Iraq, il segretario di Stato staunitense andò alle Nazioni Unite e al Congresso statunitense e disse che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa, quindi io credetti a quell’informazione. Cosa ancora più importante, quando era presidente dissi a Bush che doveva destituire il segretario alla Difesa, che la strategia stava fallendo, che dovevamo decidere un aumento di effettivi. La cosiddetta “surge” c‘è stata e la situazione si è stabilizzata. Secondo gli ex segretari alla Difesa Panetta e Gates, e anche l’attuale ambasciatore in Afghanistan Ryan Crocker avremmo potuto lasciare una forza residua in Iraq. Il presidente voleva un ritiro, era la sua opinione”.

euronews:
“Ma gli iracheni, il governo iracheno non voleva…”

McCain:
“Gli iracheni ci volevano lì. Ho discusso faccia a faccia con Maliki nel suo ufficio e lui disse: “sì, accetteremmo una forza residua. Quanti uomini?”. Non gli abbiamo potuto neppure dire quanti sarebbero stati i soldati, né quale sarebbe stato l’obiettivo della missione visto che poi è stato deciso il disimpegno. Di nuovo, lei può citare le parole di chi vuole, ma le persone più credibili che io conosca negli Stati Uniti sono Ryan Crocker, Leon Panetta e Bob Gates. Tutti e tre hanno detto che avremmo potuto lasciare una forza residua. Ora se non vuole credere loro, faccia come ritiene. Io avevo predetto cosa sarebbe accaduto. E la mia previsione resta la stessa anche adesso, se non lasciamo una forza residua in Afghanistan vedremo lo stesso finale dell’Iraq. Ora l’ISIL controlla la più ampia parte di territorio mai occupata da un gruppo terroristico nella storia, è il più ricco e il più potente, e noi non abbiamo una strategia”.

euronews:
“Quindi la sua strategia è truppe sul terreno e gli Stati Uniti a capo di un intervento militare”.

McCain:
“No. Armi direttamente ai peshmerga. Una zona di non-sorvolo in Siria. Armare ed equipaggiare in modo robusto l’esercito libero siriano. Più controllori aerei in avanscoperta, forze speciali e altro in Iraq, per raggiungere tale obiettivo e una campagna area più marcata. Abbiamo compiuto pochissimi attacchi aerei”.

euronews:
“C‘è ovviamente un lato militare, ma anche uno ideologico. State combattendo una battaglia ideologica, il cosiddetto Stato Islamico è sempre più popolare. Se ci fosse una campagna militare questo gruppo si rafforzerebbe. Come si può sconfiggere la sua ideologia?”

McCain:
“Nel modo in cui la colpiamo. Quando l’aumento di effettivi ebbe successo, quando stabilizzammo la situazione all’epoca non esisteva l’ISIL. C’erano rimasugli di Al Qaeda. E facemmo previsioni di nuovo, all’epoca, dicemmo a tutti cosa sarebbe accaduto, abbiamo visto l’ISIL rafforzarsi. Era ovvio. Forse ha sorpreso il Presidente, forse ha sorpreso molte persone, mentre noi lo abbiamo previsto. Dicemmo che sarebbe andata in questo modo. Quindi devono essere sconfitti militarmente e allo stesso tempo dobbiamo fare tutto il resto: occuparci degli aspetti economici, politici, ideologici, ossia dare una risposta permanente. Prima però occorre sconfiggerli militarmente”.

euronews:
“Giovani uomini e donne pertanto smetteranno di recarsi in quei Paesi a combattere la jihad?”

McCain:
“Se sono sicuri che lì moriranno, sì. Se sono sicuri che lì moriranno, smetteranno di andare. La ragione che li attira adesso è il fatto che stanno vincendo. Questo è il motivo per il quale hanno successo, perché vogliono far parte di una causa vittoriosa. Per questo l’organizzazione estremista in Egitto ha annunciato la propria fedeltà all’ISIL, perché vogliono far parte dei vincitori. Devono essere sconfitti”.

euronews:
“Prima abbiamo sfiorato la questione Ucraina, torniamo su questo argomento. Lei ha detto che l’esercito ucraino debba essere rifornito di armi. Non è molto rischioso? Non sappiamo quali siano le intenzioni del presidente russo Vladimir Putin. Potrebbe esserci una dichiarazione di guerra totale”.

McCain:
“Cosa sta facendo Vladimir Putin adesso? Hanno preso la Crimea, hanno consolidato le loro posizioni nell’Ucraina orientale, nelle ultime settimane hanno introdotto altri carri armati e mezzi in Ucraina. Hanno massacrato oltre 4000 soldati ucraini. La preoccupa il fatto che Vladimir Putin venga provocato? E’ pazza? Guardi cosa sta facendo. Sta vincendo. Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un Paese in Europa viene smembrato e noi non gli daremo le armi per difendere se stessi! Accidenti! Le 300mila persone che ho visto in piazza Maidan, al gelo, non vogliono far parte della Russia, non vogliono vedere il proprio Paese smembrato, come sta avvenendo oggi. Meritano il nostro aiuto, e sotto forma di armi. Pensare di non farlo perché temiamo di provocare Vladimir Putin…”

euronews:
“Non la preoccuperebbe una guerra totale con la Russia?”

McCain:
“Non ci sarà una guerra totale con la Russia. Non vedo scenari che possano condurci a un conflitto. Ma non sarebbe bello se queste persone che vedono il proprio Paese invaso ricevessero armi con le quali potersi difendere? Questa è una tradizione degli Stati Uniti, aiutare le persone che lottano contro l’invasione e l’aggressione. Ora, forse non è la sua, ma certamente è una tradizione degli Stati Uniti”.

euronews:
“Abbiamo ricevuto una domanda da Bobby Laroche Nkabyo: mettendo da parte la politica, cosa pensa personalmente del presidente Vladimir Putin?”

McCain:
“Credo che sia come è. E’ un ex apparatčik del vecchio KGB che vuole reinstaurare l’impero russo e che usa il termine Nuova Russia. Non i sono dubbi su chi sia. A proposito, sono stato criticato da lui e ne sono orgoglioso. E’ fatto così, perché pensa che sia più complicato di quello che è?”

euronews:
“George W Bush ha detto di aver analizzato l’animo di Vladimir Putin e lo cito – l’ho guardato negli occhi e l’ho trovato affidabile e diretto”.

McCain:
“E sa cosa io dissi all’epoca? L’ho guardato negli occhi e ho visto tre lettere: K, G e B”.

euronews:
“Cosa pensa delle sanzioni, pensa che l’Unione Europea sia…”

McCain:
“Credo che le sanzioni siano una cosa positiva. Se mi metto nei panni di Vladimir Putin e vedo il prezzo che ho dovuto pagare per aver preso la Crimea e l’Ucraina orientale, che sto minacciando altri Stati dell’est Europa, come l’Ungheria, penserei che non me la sto passando proprio bene. Ora il prezzo del petrolio è il problema principale di Vladimir Putin, ma non ha nulla a che vedere con le sanzioni. Le sanzioni sono state minime. Gli europei non faranno nulla di davvero efficace fino a quando dipenderanno dall’energia russa”.

euronews:
“Lei ha descritto le sanzioni come uno scherzo. Lo conferma?”

McCain:
“Sì, lo confermo. Qualcuno mi deve spiegare a cosa sono servite”.

euronews:
“Cosa vorrebbe che facessero i leader europei?”

McCain:
“Vorrei vedere gli europei – in particolare attraverso la Nato – rifornire gli ucraini di armi con le quali potersi difendere dall’aggressione russa. Ora Putin ha il controllo dell’Ucraina orientale. Negli ultimi giorni, ha fatto entrare altri carri armati e mezzi in Ucraina e sono sul punto di conquistare Mariupol, così ha un ponte terrestre verso la Crimea. Poi rifletterà sul prezzo da pagare per attaccare la Moldova. E’ il vecchio stile da Guerra Fredda”.

euronews:
“Quindi lei crede che il suo gioco finale in sostanza sia ristabilire una base esecutiva nei Paesi dell’ex blocco orientale?”

McCain:
“Ripristinare l’impero russo. Nella sua visione non è un blocco, è l’impero russo. La Nuova Russia, è così che la chiama. Perché non dovremmo credergli”.

euronews:
“Passiamo ad altre zone calde nel mondo. La questione palestinese: le varie amministrazioni statunitensi hanno cercato di contribuire al processo di pace, perché questa sembra sempre irraggiungibile?”

McCain:
“Credo ci siano molte ragioni, una di esse è che in un certo modo alcuni eventi abbiano preso il sopravvento sulla questione israelo-palestinese. Quando consideriamo l’ISIL, l’estremismo islamico, quando consideriamo queste influenze, anche sui palestinesi, credo che parte del problema sia il fatto che Hamas sia ancora a Gaza e sia impegnato alla distruzione di Israele. Di volta in volta vediamo esplodere la violenza e meno male che c‘è l’Iron Dome, altrimenti avremmo assistito a una carneficina in Israele. Dunque penso che entrambe le parti siano responsabili. Ma non c‘è motivo per non continuare a cercare una soluzione”.

euronews:
“Alcuni Paesi europei hanno riconosciuto o presto potrebbero riconoscere lo Stato palestinese. Qual è la sua opinione?”

McCain:
“Sicuramente non sarà mai la politica degli Stati Uniti”.

euronews:
“Passiamo brevemente all’Iran prima di chiudere quest’intervista. Amir Abbas chiede: i politici statunitensi sono davvero coscienti della pressione che esercitano sul popolo iraniano? Le sarei grato se potesse darmi una risposta reale e veritiera”.

McCain:
“Di solito cerco di dare risposte veritiere. Gli iraniani hanno una lunga esperienza nel barare, nel nascondere le loro capacità nucleari. Continuano a sviluppare testate e missili in grado di portare armi nucleari. Se l’amministrazione continua su questa strada le cose si metteranno molto male. Intanto l’Iran destabilizza lo Yemen, sta riversando armi e ha motivato Hezbollah, ha ordinato a Hezbollah in Siria di massacrare siriani. E’ responsabile degli attacchi alle strutture degli Stati Uniti, come accadde allo USS Cole, e sta cercando di esercitare un’ulteriore influenza nella regione, in posti come il Bahrein e altri. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere ritardare le loro capacità, ma impedire l’ottenimento di armi nucleari, lo sviluppo di armi nucleari. Guardando gli orientamenti generali, lo scenario mi sembra molto negativo”.

euronews:
Nel mondo della politica ovviamente si ha bisogno di molta energia. Lei è stato prigioniero di guerra per cinque anni e mezzo in Vietnam. Quest’esperienza le è ancora utile? Si ricorda di essa quando affronta giornate dure in Senato?”

McCain:
“Certo, me ne ricordo perché ho potuto osservare migliaia di gesti di coraggio e di gentilezza che si sono verificati tra me e i miei compagni di prigionia. La considero una delle migliori esperienze della mia vita, perché le persone che conosco meglio e che amo di più sono quelle assieme alle quali ho avuto l’opportunità o la sventura di servire in condizioni molto difficili. Sono stato un militare e questo è uno dei rischi che corri quando servi il tuo Paese nell’esercito”.

euronews:
“L’ultima domanda la società statunitense. Il sogno americano esiste ancora nel 2014? Lei come lo definirebbe?”

McCain:
“Credo che il sogno americano esista e io sono sicuro che diventeremo indipendenti dal punto di vista energetico. I posti di lavoro nell’industria manifatturiera stanno tornando, l’economia si sta riprendendo. C‘è un grande patriottismo e una giovane generazione meravigliosa di statunitensi che sta assumendo ruoli da leader nel Paese. Quindi, in generale, sono ottimista riguardo agli Stati Uniti e al nostro ruolo nel mondo. Al momento sono profondamente scosso dal massacro di 200mila siriani di cui siamo spettatori”.

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