LuxLeaks: Ue apre inchiesta

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Il Lussemburgo, un paradiso fiscale nel cuore dell’Unione europea . Un segreto di Pulcinella che da oggi ha un nome: LuxLeaks. Il piccolo Granducato ha concluso accordi segreti con 340 multinazionali, 31 operanti in Italia, per attirare flussi finanziari enormi in cambio di una pressione fiscale minima. Una pratica svelata dall’inchiesta del Corsorzio internazionale per il giornalismo investigativo (ICIJ).

Apple, Ikea, Amazon, ma anche Intesa San Paolo, Unicredit e Finmeccanica sono tra le aziende che hanno trovato rifugio all’ombra del fisco leggero del Granducato. Nel dossier di 28 mila pagine vengono spiegati gli accordi di favore tra le imprese e il governo che per 18 anni è stato guidato da Jean-Claude Juncker, ora a capo della Commissione europea.

L’Unione europea ha aperto un’inchiesta per verificare la legalità della procedura che ha fatto perdere entrate ingenti agli erari di molti altri paesi. Amazon, ad esempio, nel 2013 ha registrato un fatturato di 20 miliardi di euro e dal 2003 avrebbe dirottato – ma l’azienda nega – gran parte dei suoi introiti in Lussemburgo con una pressione fiscale pari al 5,3%.

Nella lista dei furbetti c‘è anche Ikea. La multinazionale svedese, che ha punti vendita in tutta Europa, riesce a ridurre fortemente la pressione fiscale nei paesi dove questa è più forte. Non solo attraverso il Lussemburgo, ma anche nei Paesi Bassi e nei paradisi fiscali, dai Caraibi, alla Svizzera. I documenti provano che molte società hanno profittato di una complessa rete di trasferimenti tra filiali dello stesso gruppo per ridurre l’imponibile

Si tratta di un sistema complesso, definito delle ‘decisioni anticipate’,difficile da intercettare per le autorità fiscali dei paesi aggirati e che permette di evitare obblighi fiscali miliardari.

Il paradigma è il caso del gruppo Pepsi. Ha tessuto una tela di imprese che si estende oltre il Lussemburgo, comprendendo Irlanda, Bermuda, Gibilterra e Cipro. Il gruppo ha reso noto di rispettare le leggi dei paesi nei quali opera.

Intervista: La fiscalità assestante delle multinazionali

Euronews ha intervistato Anne Michel, una dei giornalisti investigativi che ha scavato nei meandri degli artifici fiscali che grandi multinazionali attuano per pagare meno tasse.

Olivier Peguy euronews: Anne Michel, Lei è giornalista al quotidiano Le Monde. Avete pubblicato delle rivelazioni sul sistema d’evasione fiscale messo in atto in Lussemburgo a vantaggio delle multinazionali.
Nella vostra inchiesta vi siete concentrati sul caso Ikea. Quanto crede che il gigante svedese sia stato in grado di risparmiare grazie agli accordi con il granducato?

Anne Michel, Le Monde: “È abbastanza complicato quantificare in termini di tasse quanto Ikea e le altre multinazionali, sulle quali abbiamo indagato, siano riuscite a risparmiare. Questi accordi fiscali che abbiamo analizzato, non offrono che una visione parziale dei dispositivi esistenti. Tuttavia, nell’ambito degli accordi fiscali, ci siamo accorti che è stato messo in piedi un dispositivo che permette di distribuire almeno 5 miliardi di euro di dividendi agli azionisti di Ikea; che non risulta essere altro che una fondazione in Liechtestein e che quindi non paga tasse. Possiamo stimare il risparmio impositivo, solo per questa operazione, in almeno 730 milioni di euro”.

Olivier Péguy, euronews: Quale è il meccanismo più comunemente utilizzato dalle imprese? Ce lo può spiegare?

Anne Michel, Le Monde: “Il Lussemburgo funziona come una cassetta degli attrezzi fiscale ed ha dispositivi estremamente vantaggiosi come ad esempio le società holding. Una formula che comporta la completa esenzione fiscale e tutta una serie di artifici che non sono imponibili da nessuna parte. L’obiettivo di tutta questa parafernalia è quello di organizzare il trasferimento dei profitti al fine di avere un imposizione fiscale bassa o nulla”.

Olivier Péguy, euronews: Quali sono le aziende conosciute che utilizzano questo sistema?

Anne Michel, le Monde: “Si tratta soprattutto di multinazionali americane come Apple, Amazon, Pepsi, Heinz, ma anche multinazionali europee come la citata Ikea. E parlando di Ikea abbiamo scoperto che la società ha messo in piedi un sistema di evasione fiscale che non passa solo dal Lussemburgo, ma anche da tutta una serie di paradisi fiscali più o meno esotici come Cipro e Gibilterra.”

Olivier Péguy, euronews: Quali sono i paesi che permettono questi artifici finanziari?”

Anne Michel, le Monde: “Il Lussemburgo non è il solo a offrire dispositivi vantaggiosi per le multinazionali. Altre tre nazioni praticano questo tipo di dispositivo. Ci sono i Paesi Bassi, ma anche l’Irlanda e la Svizzera. Ma possiamo dire che è il Lussemburgo, assieme ai Paesi Bassi, quello più reticente a riformare il proprio sistema fiscale. Mentre Irlanda e Svizzera hanno cominciato a realizzare delle riforme dei loro dispositivi fiscali più controversi.”

ICIJ: Luxembourg Leaks

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