Philippe Starck: il genio del design, che ringrazia la sua malattia mentale

Philippe Starck: il genio del design, che ringrazia la sua malattia mentale
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Di Euronews
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Yacht, tute spaziali, spazzolini da denti, lampade o ancora la casa in cui ci ci riceve. E’ l’universo creativo partorito da Philippe Starck: guru mondiale del design, che non guarda la televisione, vive come un “monaco di lusso” e per la sua prolifica fantasia ringrazia il suo autismo e la sua malattia mentale.

In tasca già un biglietto per lo spazio, e alle spalle una collaborazione con Steve Jobs, Starck mette in guardia dal consumismo e boccia la ricerca della felicità. Perché, come dice alle nostre telecamere: “Meglio parlare di filosofia, che di sedie, no?”.

Qui, in una serie di pillole, il pensiero che ci ha distillato nel corso della lunga intervista per The Global Conversation.

  • Philippe Starck, nato a Parigi (Francia) nel 1949
  • La sua carriera da designer decolla negli anni '80;
  • Le sue creazioni spaziano da spazzolini da denti, alberghi e spremi- agrumi alla navicella spaziale Virgin Galactic e uno yacht per Steve Jobs;
  • La sua "Louis Ghost" è la sedia di design più venduta al mondo;
  • Molte delle creazioni di Philippe Starck trovano ora spazio nei musei di tutto il mondo.

LE MIE IDEE? FRUTTO DI UNA MALATTIA MENTALE

“Di fondo la mia è una malattia mentale. Una malattia mentale che dipende da una particolare architettura dei collegamenti fra le sinapsi e non solo”.

NON GUARDO LA TV E NON FREQUENTO NESSUNO. SONO UN PO’ AUTISTICO

“Se non parli con gli altri, non frequenti nessuno, non guardi la televisione e non capisci quando ti si spiega qualcosa, se preferisci stare solo piuttosto che in compagnia, finisci per capire certe dinamiche. Questo autismo mi porta a vivere in un’autarchia quasi assoluta”.

HO COMINCIATO A DISEGNARE PER FARMI LASCIARE IN PACE. AVEVO 5 ANNI

“Si comincia a disegnare in classe. Prima il professore ti sbatte fuori perché non combinate niente. Poi un giorno si rende conto che il tuo disegno è interessante e per la prima volta compi un atto ‘commerciale’: ‘tu gli dai i tuoi disegni e lui ti lascia in pace’. E così ho cominciato a vivere dei miei disegni e delle mie creazioni: devo aver avuto 5 anni. Poco a poco cominci poi a farlo per un amico, poi per il tuo villaggio, per il tuo Paese. Succede poi che all’altro angolo del pianeta qualcuno si dica: ‘il francesino, lì, non sembra troppo male’…”.

IL BELLO E’ LA SFIDA. ALTRIMENTI NON CI ALZEREMMO NEANCHE DAL LETTO

“Si può fare tutto e ovunque. Anche se si cade in un buco, in un cratere buio, c‘è sempre un modo per cavarsela. Indipendentemente dal contesto, si può quindi sempre fare qualcosa. E’ questo il bello. E’ questo l’aspetto eccitante. Se tutto fosse semplice, perché anche solo provarci? Resteremmo al letto, piuttosto. Sarebbe altrettanto facile”.

IO E MIA MOGLIE: DUE MONACI DI LUSSO

“Non bisogna confondere l’immagine pubblica con quella privata. Nei giornali io e mia moglie non appariamo quasi mai. Mi troverà magari in una trasmissione come la vostra, ma a parte questo, io e mia moglie viviamo come dei monaci. Di lusso, molto bene organizzati, ma pur sempre dei monaci. Essere meno mondani di noi è difficile!”.

A INQUINARE NON E’ LA PLASTICA, MA IL CONSUMISMO

“Il vero inquinamento non risiede nell’oggetto in sé. Il vero inquinamento dipende da quanto acquistiamo. E’ in quel momento che il primo passo ecologico da intraprendere è chiedersi: ‘Ma ne ho davvero bisogno?’”.

NON C’E’ BELLEZZA SENZA FUNZIONALITA’. UNA POESIA PIACE SE AIUTA A SEDURRE

“La funzionalità è tutto, in qualsiasi ambito. Anche una poesia adempie a una sua funzione. Una poesia sarà bella, in un certo momento, perché il suo ritmo è affascinante. Le immagini evocate dalle parole metteranno in moto delle idee. E alla fine, la bella ragazza a cui la state recitando vi cadrà tra le braccia. La funzionalità sarà stata quindi compiutamente rispettata. Non c‘è nulla, di “bello”, che non sia prima stato concepito per essere funzionale”.

IO E STEVE JOBS: DUE FOLLIE AL SERVIZIO DI UNA FILOSOFIA GALLEGGIANTE

“A un certo punto Steve Jobs ha deciso di volere una barca e si è detto: ‘Va bene, adesso mi faccio un regalo’. Allora ha cercato un po’ dappertutto al mondo per trovare qualcuno che fosse in sintonia con la sua visione e… apparentemente c’ero solo io. Abbiamo definito tutti i particolari fino al minimo dettaglio. E’ stato un lavoro molto, molto impegnativo, perché Steve era straordinariamente esigente. Diciamo che lui era il Dio dell’esigenza, del rigore, della maniacalità e che io sono l’imperatore. E’ andata così. E’ stato puramente filosofico”.

LA RICERCA DELLA FELICITA’? UNA CRETINATA. IL NOSTRO COMPITO E’ INTRECCIARE AL MEGLIO LA CORDA

“Io non cerco assolutamente la felicità. E per la verità, questa ricerca la trovo anche un po’ stupida. Penso che si debba più che altro assumere il proprio ruolo. Siamo come delle corde intrecciate: ciascuno di noi è una fibra e alla nascita, ne riceviamo una parte dai nostri genitori, una parte dalla civiltà in cui viviamo, una parte dalla comunità. Siamo noi che finiamo poi per intrecciare queste fibre e farne una corda. Il solo dovere che abbiamo è di fabbricarne una migliore di quella che abbiamo ricevuto, per trasmetterla ai nostri figli e dir loro, che, ecco, abbiamo almeno fatto del nostro meglio. Fare questo lavoro di trasmissione con tutta la bellezza, tutta la poesia, tutto il rigore e tutta l’onestà possibili, e con tanto humour… E’ questo che si deve fare!”.

Per saperne di più:

Philippe Starck. Il sito ufficiale.

La casa secondo Philippe Starck: "ecologica e democratica".

Philippe Starck per lo spazio. Il progetto Virgin Galactic.

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