Petrolio: il tesoro segreto dell'ISIL che spaventa i mercati mondiali

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In questa nuova puntata di Business Middle East analizzeremo gli effetti della guerra contro l’ISIL sull’economia mondiale.

Proseguono gli attacchi aerei contro il gruppo radicale islamista. Mentre l’organizzazione prosegue la sua marcia per la conquista dei pozzi di petrolio, iniziata in Siria. Intanto le decisioni politiche incidono anche sul settore economico, sui mercati internazionali. Lo abbiamo notato dopo l’inizio dei raid. La domanda ora è: cosa potrebbe accadere se questa guerra contro il gruppo jihadista dovesse andare avanti nel tempo?

Per cercare di eliminare l’ISIL, gli Stati Uniti hanno dato vita a una coalizione internazionale. Obiettivo dei raid effettuati in diverse zone della Siria e dell’Iraq: le installazioni petrolifere in mano agli jihadisti. Gli stabilimenti di petrolio sono diventati una delle principali fonti di reddito dell’ISIL. Il gruppo, tramite intermediari nella regione, vende il petrolio a prezzi super-bassi, creando un vero e proprio mercato di contrabbando dell’oro nero. Secondo dati americani, il gruppo radicale è in grado di produrre circa 80 mila barili di greggio ogni giorno. Che tradotto in soldi fanno circa 3 milioni di dollari

Attualmente l’organizzazione controlla 7 campi petroliferi e raffinerie nel nord dell’Iraq, e 6 campi in Siria, in particolare nella provincia di Deir al-Zour. La vendita del petrolio sul mercato nero sta facendo tremare molti paesi. All’inizio gli attacchi militari hanno avuto un impatto negativo sui mercati europei e su quello statunitense, ma ad averne sofferto sono stati anche gli investitori di quella regione. Dal 23 settembre, perdite sono state registrate in alcuni mercati del Medio Oriente e del Nord Africa: Dubai, Abu Dhabi, Egitto, Arabia Saudita.

Le tensioni geopolitiche hanno messo in guardia, anche sotto il profilo economicom molti governi occidentali. A partire dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. Una lotta contro il terrorismo a 360 gradi. Per far luce su questo tema Euronews ha sentito Nour Eldeen Al-Hammoury, Direttore Marketing dell’ADS Securities di Abu Dhabi.

Daleen Hassan, euronews:“Sono in corso raid contro l’ISIL in Siria e Iraq. I mercati come potrebbero reagire se questi attacchi proseguissero ancora per parecchio tempo?”

Nour Eldeen Al-Hammoury: “Ci sono state delle perdite, i mercati sono sensibili ad eventuali tensioni geopolitiche. Tuttavia questi effetti non dovrebbero essere a lungo termine. Si tratta di un effetto a breve durata, perdite determinate dai timori di un’escalation della crisi, di un’eventuale guerra locale, di sicoperi. Le preoccupazioni maggiori riguardano invece l’economica debole dell’Europa ma anche degli Stati Uniti. Nell’area mediorientale c‘è una buona liquidità e eccellenti opportunità per gli investitori.”

euronews:“E qual‘è stato l’impatto dei raid sul mercato del petrolio?”

Nour Eldeen Al-Hammoury:“Ci aspettavamo un aumento dei prezzi del petrolio con un potenziale impatto anche sulle forniture nella regione, e questo anche a causa della crisi in Ucraina. Ma finora non è accaduto. Anzi c‘è anche stato un calo del prezzo del petrolio. Con paesi pronti a sostenere questi prezzi. E poi tutta l’area è abituata a questo tipo di rischio, e, nonostante i raid, credo che la situazione rimarrà stabile.”

euronews:“Pensa che i raid contro l’ISIL possano bloccare le vendite di petrolio e danneggiare le società dal punto di vista finanziario?”

Nour Eldeen Al-Hammoury:“Questa è una domanda alla quale non possiamo rispondere. Molto dipenderà da come agiranno i gruppi locali e la comunità internazionale, l’ISIL ha molti nemici. Molti gruppi stanno cercando di emarginare l’organizzazione radicale, ma questo al momento non sta incidendo molto sul prezzo delle forniture di petrolio. Se le forze che combattono contro l’ISIL vorranno bloccare le loro azioni sul mercato nero allora potremmo avere delle ripercussioni sul prezzo dell’oro nero. Questo perché ci stiamo anche avvicinando al periodo invernale.”

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