Presidenziali in Turchia, in gioco il futuro delle relazioni con l'Ue

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Piccola Anatolia quartiere turco di Bruxelles. Per la prima volta i 200.000 i turchi residenti in Belgio hanno potuto votare dall’estero per le elezioni presidenziali che si terranno il 10 agosto. I voti della diaspora rappresentano il 5% del totale. Per media, sondaggi e opinione pubblica Erdogan, premier già al terzo mandato, potrebbe vincere già al primo turno. Un’affermazione che pare trovare conferma tra le strade di Bruxelles.

“Se mi chiedete per chi voterò, beh voterò per chi sarà in grado di governare bene il paese, nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti dell’uomo, qualunquo che sappia rappresentare in modo giusto il Paese all’estero. Questa persona si chiama Ekemelletin Ihsanoglu” Ci spiega il proprietario di una caffetteria molto frequentata del quartiere. Due clienti del locale esclamano “Erdogan è dato in testa. Voteranno tutti per lui”.

Poco lontano dalla caffetteria incontriamo una signora turca in Belgio da oltre 40 anni che afferma:“Io voterò per il candidato curdo, Demirtas. Lui crede davvero nella pace”.

Una giovane coppia a passeggio tra i negozi ammette, invece, di essere confusa e di aver avuto poche informazioni relative al voto:“Non siamo stati informati bene. Ma spero che chinque vinca abbia a cuore l’interesse del paese”.

Erdogan ha speso gli ultimi mesi visitando le principali comunità turche d’Europa in cerca di sostegno elettorale. Questo perché la diaspora turca ha acquistato peso nel dibattito politico nazionale come spiega Steven Blockmans del Centro Studi per le Politiche europee:“Il dibattito politico turco è stato esportato verso gli altri stati membri dell’Unione europea per raggiungere i figli della diaspora, o almeno i cittadini europei con passaporto turco. Ecco allora che politici turchi sono arrivati a Bruxelles e nelle altre capitali europee per illustrare l’agenda politica. Le divisioni politiche nazionali hanno raggiunto anche la diaspora”.

A sfidare Erdogan, lo storico musulmano Ekmelettin Ihsanoglu, espressione dell’opposizione- poco conosciuto dall’opinione pubblica- e il candidato del partito curdo Selahattin Demirtas.

Analisti e politologi guardano con molta preoccupazione il risultato delle presidenziali in Turchia. Al potere già da 11 anni, in casp di elezione Erdogan potrebbe restarvi fino al 2024.

Euronews ha intervista Amanda Paul del Centro per le Politiche europee.

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I negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea iniziati nel 2005, oggi sono quasi fermi.
Bruxelles ha aspramente criticato gli ultimi sviluppi in Turchia. Come vede le relazioni tra Ankara e Unione eurropea?

Amanda Paul
Credo che le relazioni tra la Turchia e l’Unione europea attraversino una fase difficile.Negli ultimi due anni la Turchia ha rallentato il processo di riforme, sono stati fatti passi indietro sulla democrazia, sullo stato di diritto e sui diritti civili. Inclusa la libertà di stampa.
Una situazione aggravatasi con la smania di potere di Erdogan, primo ministro al terzo mandato. L’Unione europea non ha peso sulla Turchia e non può far nulla per impedire questa retrocessione democratica.

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Il futuro Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha già affermato che nei prossimi 5 anni non ci saranno nuovi membri nell’Unione europea. Che significa? Bruxelles sta chiudendo ufficialmente le porte alla Turchia?

Amanda Paul
L’Unione europea, ancora impegnata a cercare una strada per uscire dalla crisi, è concentrata su quanto accade dentro i suoi confini. Non c‘è interesse per un nuovo allargamento. A contare sono le riforme degli stati membri. Non si sta occupando dell’ingresso della Turchia, dall’altro lato la Turchia sta iniziando a chiedersi se entrrare o meno nell’Unione europea. La conseguenza è la brusca interruzione nel paese del processo di riforme e di democratizzazione.

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Il 10 agosto per la prima volta i turchi si recheranno alle urne per eleggere il Presidente. L’Unione europea vigilerà sul voto. Cosa rappresentano queste elezioni per Bruxelles? Se dovessere vincere Erdogan l’Europa si feliciterà lui come ha fatto con Gul nel 2007?

Amanda Paul
L’Unione europea deve restare neutrale. C‘è una certa preoccupazione diffusa sulle conseguenze di una possibile vittoria di Erdogan. Il Premier ha già annunciato che se vincerà le elezioni, uno scenario molto probabile, sarà lui a guidare il Paese. Il che significherà che allontanerà ancora di più la Turchia da una piena democrazia. Erdogan rappresenta metà del paese, e sceglierà di ignorare le richieste dell’altra metà. E questa è una scelta che avrà conseguenze negative per la Turchia, per la regione e per la stessa Unione europea.

Per avere un quadro completo dello stato attuale delle relazioni tra Ankara e Bruxelles Euronews ha intervistato anche Alperen Ôzdemir,dell’associazione indipendente degli imprenditori e degli industriali turchi.Un’organizzazione considerata vicina al partito del Premier Erdogan.

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I negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea sono iniziati nel 2005. A che punto sono le relazioni tra Ankara e Bruxelles?

Alperen Ôzdemir
Tra il 2010 e il 2013 i negoziati sono stati fermi, non è stato aperto nessun nuovo capitolo. L’ultimo, relativo alle politiche regionali è stato aperto nel novembre 2013. Si tratta di un passo avanti importante. Crediamo che la presidenza italiana potrebbe accelerare i negoziati. Il 2014 è l’anno dell’Unione europea in Turchia. Molti segnali ci fanno pensare positivamente. Speriamo che durante il semestre italiano si aprano uno o due nuovi capitoli del negoziato.

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Quale impatto avrà il risultato elettorale sulle relazioni tra Unione europea e Turchia?

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Alperen Ôzdemir
L’Unione europea non è stata tra i temi al centro della campagna elettorale. Non se ne è parlato molto. E questo per alcune ragioni. I turchi, tanto i normali cittadini quanto gli imprenditori non sono più così entusiasti come in passato nei confronti di Bruxelles. Ma è anche vero che nell’ultimo eurobarometro pubblicato qualche giorno fa i dati mostrano che i cittadini turchi considerano l’adesione all’Unione europea un processo positivo. Inoltre tutti e tre i candidati sono favorevoli all’adesione.

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