Juncker difende l'euro e gli euroscettici insorgono

Juncker difende l'euro e gli euroscettici insorgono
Di Euronews
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Ha chiarito subito da che parte stava, Jean Claude Juncker. Nel giorno della sua elezione a Presidente della Commissione europea, l’ex premier lussemburghese l’ha ribadito senza se e senza ma. “Viva l’euro” ha affermato Juncker a Strasburgo.

Una vera dichiarazione di guerra per gli oltre cento deputati euroscettici, divisi per gruppi e nazionalità, ma uniti nella battaglia del “più stato meno Europa”.

Per Nigel Farage, Juncker è un’eredità del passato, incompatibile con l’Europa attuale. “Juncker è uno di quei leader politici del dopoguerra che crede ancora che l’Unione europea serva per garantire la pace tra Francia e Germania” ha dichiarato Nigel Farage a Euronews “Un obiettivo di tutto rispetto in quegli anni, oggi completamente datato. La sua nomina non tiene conto dell’ondata euroscettica che si è abbattuta sull’Europa

Manfred Weber capogruppo dei popolari non ci sta e lamenta l’impossibilità a dialogare con chi ha interesse soltanto a fare ostruzionismo. “Non c‘è modo di poter coinvolgere Farage nel lavoro quotidiano, perché il suo gruppo non è interessato a farlo” ha ammesso Weber “Sono soltanto degli estremisti, si limitano a dire per cosa sono contro, ma non hanno nessuna idea in merito a cosa sono in favore”.

Cinque anni difficili per il Presidente della Commissione che dovrà districarsi da un lato con i 28 stati membri e dall’altro con un Parlamento, retto da grandi intese, e minacciato dalla variegata famiglia euroscettica.

Euronews ha chiesto ad André Sapir del Bruegel Think Tank di Bruxelles, quali sono le sfide e le prospettive del neo Presidente dell’esecutivo Ue.

Euronews
Professor Sapir, quello di Juncker è stato un discorso molto importante. Crede che Juncker riuscirà nel tempo a cambiare l’immagine di uomo tutto di un pezzo? Ha notato qualche indizio in questa direzione?

Andrè Sapir
Credo che il suo sia stato un discorso adatto a un futuro presidente della Commissione Ue. C’erano una visione globale, ma anche un ampio di programma di lavoro. Credo sia stato un buon discorso. Ora deve trasformare quest’ampia agenda in un programma di lavoro. Juncker deve metterci le idee concrete per essere sicuro di ottenere risultati tangibili. Ci sono grandissime aspettative sui prossimi cinque anni. L’Europa necessita di una nuova direzione.

Euronews
Volontà e desiderio possono essere dalla sua parte, ma quanto è realistica la possibilità di veder cambiare l’Europa? Quali sono le sue reali possibilità di riuscirci?

André Sapir
La chiave di volta è essere in grado di assicurare una leadership forte in modo da convincere gli altri stati membri che lavorare insieme è più conveniente del restare ognuno nel suo angolo. Credo che Juncker debba ricordare ai capi di stato, a ogni vertice, che l’Europa ha davanti paesi come la Cina, l’India e il Brasile e che spetta all’Europa decidere che posto vuole avere nel mondo. E’ tempo che l’Europa smetta di guardare soltanto all’interno dei propri confini. Questa volta c‘è bisogno che si guardi molto di più al resto dei confini mondiali.

Euronews
Ecco perché ha anche sottolineato l’importanza di dare nuovo impulso alla politica estera e al servizio di relazioni esterne. Data la situazione attuale in Ucraina, ma anche quella di altre parti del mondo, dove crede sarà diretta la politica della nuova Commissione?

André Sapir
Dato il ruolo della Commissione, grande attenzione sarà data all’agenda economica, ma ci sarà spazio anche per la politica estera. Volendo coniugare le due aree significa affrontare Ucraina e Russia, ma anche il Medio Oriente e il Nord Africa per ciò che riguarda la politica energetica.

Questo è un settore strategico. A causa degli interessi dei diversi stati membri l’Europa è in ritardo nel completamento del mercato unico dell’energia. Ed è qualcosa di cui ha forte bisogno, per tantissimi motivi. Per ridurre i costi, aumentare l’efficienza energetica, ma anche per la stessa politica estera. Siamo troppo dipendenti dai nostri vicini, per questo abbiamo bisogno di una politica di vicinato conciliante con una forte politica economica. Credo che un piano energetico sia di fondamentale importanza sia per le nostre prospettive di crescita, perché sono stati avviati massicci investimenti in questo settore, ma anche perché sarebbe un segnale forte a livello di politica estera.

Q: Professor Sapire, thank you.

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