Allargamento Ue: la Croazia, ventottesimo membro, e la Serbia candidata

Allargamento Ue: la Croazia, ventottesimo membro, e la Serbia candidata
Di Euronews
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In questa puntata parliamo dell’allargamento dell’Unione Europea, concentrandoci sulla Croazia, l’ultimo Paese ad aver aderito, e sulla Serbia, Paese candidato.

La Croazia attraversa il quinto anno di recessione, la disoccupazione è in aumento, l’inflazione diminuisce per la scarsa domanda interna. I settori pubblico e privato stanno rallentando.
Le aziende private, in particolare, non riescono ad adattarsi facilmente al nuovo corso.

Hongjoo Hahm, country manager della Banca Mondiale: “Devono far fronte all’“effetto spiazzamento” da parte delle imprese statali molto attive e a molta burocrazia. Non c‘è un sostegno mirato all’innovazione del settore privato, per cui subiscono molti svantaggi nell’economia in generale. Credo che occorra promuovere la competitività, il che vuol dire intraprendere misure per la crescita del settore privato”.

Giovanni Magi, euronews:
“Con l’ingresso nell’Unione la Croazia ha moltiplicato per sette la possibilità di accesso ai Fondi Europei. Un potenziale da un miliardo e mezzo di euro l’anno che equivale a due punti in più di prodotto interno lordo fino al 2020”.

Ma il governo di Zagabria per accedere a tali fondi deve destinare l’1 per cento del Pil al co-finanziamento dei propri progetti.

La competititività e il perseguimento della crescita economica sono dunque le sfide principali per l’economia croata. I sindacati sostengono di aver fatto la propria parte per contribuire alla ripresa.

Boris Feis, segretario esecutivo dell’unione sindacati autonomi croati:
“Negli ultimi cinque anni di crisi, i sindacati hanno accettato molta flessibilità. Se si confrontano i dati del 2005 e del 2013, la produttività generale dell’economia croata è aumentata del 30%. Negli ultimi tre anni, inoltre, il costo del lavoro unitario in Croazia è aumentato di appena il 5%, come in Italia”.

La Croazia è l’unico Paese europeo, assieme alla Grecia, la cui economia ha registrato un calo costante fin dal 2008. Un ulteriore declino è atteso per quest’anno, mentre per il 2015 è prevista una crescita minima.
Ne parliamo con Boris Vujcic, governatore della banca centrale croata che ha anche diretto i negoziati per l’adesione all’Unione Europea.

Boris Vujcic:
“E’ troppo presto per notare gli effetti reali dell’ingresso nell’Unione Europea appena dieci mesi dopo. La Croazia ha aderito mentre attraversava un periodo economico non molto favorevole, durante il rallentamento economico sia dell’Unione Europea che della Croazia, mentre in altre ondate di allargamento altri Paesi sono entrati nell’Unione Europea in un periodo di boom. Anche i fondi strutturali dell’Unione Europea, un altro elemento significativo per i nuovi membri dell’Unione, cominceranno a concretizzarsi solo nell’immediato futuro”.

La Serbia ha invece ufficialmente avviato i colloqui d’adesione all’inizio di quest’anno. Le riforme strutturali da fare sono tante, dalla governance economica alla cooperazione e alla riconciliazione regionali.

Giovanni Magi, euronews:
“Il negoziato si articola in 35 capitoli relativi ad altrettante regole del diritto comunitario. Ad oggi è stata completata o è in corso la fase iniziale dello screening per circa la metà di questi articoli, a cui seguirà la fase decisiva che verificherà l’effettiva attuazione delle riforme necessarie”.

Tra i capitoli considerati più delicati ci sono quelli relativi al sistema giudiziario e a diritti fondamentali, libertà, sicurezza e controllo delle finanze.

Michael Davenport, capo della delegazione Ue in Serbia:
“La riforma della pubblica amministrazione e delle amministrazioni locali è molto impegnativa e va realizzata prima dell’ingresso. E’ fondamentale inoltre che tutti i capitoli del negoziati vengano completati in modo corretto”.

Branko Ruzic, ex ministro serbo per l’integrazione europea:
“Credo che da un lato le condizioni siano state rese più rigide, ma secondo me per la Serbia e qualsiasi altro Paese nella regione questa è una cosa positiva, perché dobbiamo essere molto pragmatici e renderci conto di quello che è nel nostro interesse. Quindi, se le condizioni sono più severe, ciò ci renderà più capaci di superare tutti gli ostacoli”.

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