Una "spada di Damocle" sul sindaco di Bogotà

Una "spada di Damocle" sul sindaco di Bogotà
Di Euronews
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Bogotà è la capitale della Colombia. 8 milioni di abitanti. Dal 1998 ha sempre avuto sindaci di sinistra. Da tempo l’estabilishment colombiano cercava di estromettere dall’agone politico l’attuale sindaco Gustavo Petro. E il procuratore generale Ordóñez, noto per le sue simpatie di destra e vicino al Presidente, ci è riuscito.

Alberto de Filippis, euronews: “Mi può spiegare, come se fossi un bimbo, di cosa è accusato e cosa sta succendo?

Gustavo Petro, Sindaco di Bogotà: “Sono un ex combattente colombiano. Un ex guerrigliero. Ma 25 anni fa ho deciso di prendere parte al processo di pace, e di deporre le armi. Da li in poi è iniziato un cambiamento istituzionale che ha portato maggiori diritti civili e una maggiore democratizzazione del Paese. 25 anni dopo abbiamo vinto e conquistato il potere nella capitale, attraverso elezioni democratiche; ora ci ritroviamo con una relativa autonomia politica e finanziaria. Siamo stati privati un po’ della nostra autorità. Ma non perchè il sindaco ha commesso un reato e quindi deve lasciare. No. Per una decisione amministrativa che mira a togliere il potere al voto ai cittadini e i diritti politici al sindaco, a me, per 15 anni.”

euronews: “Quali sono le accuse?”

Gustavo Petro: “Abbiamo deciso di prendere una decisione politica ma anche amministrativa, come chiesto dalla Corte Costituzionale: ovvero cambiare il modo di pulire la città. Da modello completamente privatizzato siamo passati a un sistema misto. Abbiamo creato una società pubblica, che fa concorrenza alel altre, e che è sul mercato. Questa società include 14.000 lavoratori uomini e donne delle fasce più povere. Queste persone, ogni giorno escono per raccogliere i rifiuti riciclabili che poi si possono rivendere. In pratica raccolgono l’immondizia di Bogotà. La Corte Costituzionale ha chiesto di includere queste persone in questo nuovo modello, Per pagarli, per dare loro dignità. In questo modo le grandi imprese private hanno ridotto i loro guadagni, e hanno iniziato a sabotare il servizio di raccolta dei rifiuti per cercare di recuperare i loro privilegi. Non hanno raccolto l’immondizia per tre giorni e hanno cominciato ad accusarci. Una delle cause è finita sul tavolo del pubblico ministero per usarla contro il sindaco”.

euronews: “Perchè l’Alta Corte di Bogotà ha cambiato idea dopo vari gradi di giudizio?”

Gustavo Petro: “Non ha cambiato idea. La Commissione InterAmericana sui Diritti Umani ha deciso di proteggermi con speciali provvedimenti cautelari. Io dovrei restare sindaco dall’inizio del mio mandato fino alla fine del mio periodo grazie alla decisone unanime della Commissione. Tuttavia il Presidente ha deciso di ignorare questa sentenza per la prima volta nella storia della Colombia. E per 1 mese non ho potuto esercitare il mio mandato. Poi l’Alta Corte di Bogotà ha detto al presidente che la decisione della Commissione deve essere rispettato. E le cose dovevano tornare come prima. Questo è il motivo per cui, io e Lei Alberto, siamo qui a parlare dentro questo ufficio del municipio di Bogotà.”

euronews: “La violenza in molte regioni provoca sfollati. Queste persone vengono poi in città e finiscono relegate in zone degradate e povere. Zone dove agiscono narcos e paramilitari. Qual‘è la soluzione a questo inferno?”

Gustavo Petro: “Per avere pace e tranquillità bisogna prima di tutto cambiare il modello politico di democratizzazione della Colombia, che coinvolga tutti quanti. Questo significa anche avere il coraggio di contrastare il problema del traffico di droga. Bisogna fare entrambe le cose. Tutto è cominciato con l’esclusione sociale e la violenza. Da qui è nato il commercio di droga che si basa sulla violenza. Se non risolviamo il primo problema, che genera violenze, non risolveremo mai il resto. Il narcotraffico ha sempre usato la violenza per controllare il Paese e il territorio colombiano. Questo rende i narcos quasi indistruttibili, hanno un grande potere nello Stato.”

euronews: “Come considera il livello della lotta al narcotraffico? Pensa che la legalizzazione possa essere una buona opzione?”

Gustavo Petro: “La legalizzazione del consumo di droga è un modo per salvare i consumatori, spesso giovani e poveri, dal controllo delle bande locali. Qui a Bogotà abbiamo applicato questo metodo e per questo sono stato punito. È stato avviato un programma di recupero per i tossicodipendenti. Per quanto riguarda il problema del narcotraffico, i suoi collegamenti internazionali, il riciclaggio di denaro e così via, un’eventuale legalizzazione a livello mondiale non dipende da un solo solo sindaco. Nemmeno potrebbe attuarlo un solo presidente. Serve una discussione a livello globale che è già in corso. Anche se tutto procede lentamente. Sempre più persone iniziano a capire che la cosiddetta “guerra alla droga” ha difatto reso ancora più forti i cartelli della droga e della mafia che ha la capacità di infilarsi tra le fasce sociali più deboli e nello Stato.”

euronews: “Ha una seconda possibilità. Cosa intede fare?”

Gustavo Petro: “Siamo ancora in una fase di instabilità. Sopra di me c‘è una spada di Damocle antidemoratica. Fino ad ora ero protetto dalla giustizia, ma sono ancora a rischio perché il procuratore generale è molto forte e può influenzare molti giudici, offrendo posti di lavoro ai loro figli, ai loro fratelli, insomma creando collegamenti corrotti. Ê stato in grado di neutralizzare gli strumenti garantiti dalla nostra legislazione colombiana. Ecco perché le misure di salvaguardia decise dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani sono così importanti. Misure che hanno portato il presidente Santos in una posizione molto complicata. Questo crea un clima di instabilità nella città di Bogotà. Ecco perchè ora più che mai la solidarietà internazionale è davvero molto molto importante.”

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