Ungheria:il costo della vita tra crisi e una lenta ripresa

Ungheria:il costo della vita tra crisi e una lenta ripresa
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Questa domenica in Ungheria si vota per eleggere il parlamento con una nuova legge elettorale.

Quale di questi tre scenari prevarrà: Fidesz, partito di governo, otterrà ancora la maggioranza dei 2/3 del parlamento, o governerà con una maggioranza semplice? O ancora prevarrà l’opposizione?

euronews seguirà con attenzione i punti principali del dibattito elettorale.

In questo approfondimento parliamo di economia.
Quattro anni fa, dopo una vittoria schiacciante, Fidesz ha iniziato a governare usando misure poco ortodosse.

Quali sono i risultati della controversa politica economica del governo e della riforma fiscale e del welfare, chi ha tratto beneficio dalla riduzione del prezzo dell’energia, chi invece dal rimborso dei prestiti?

Vediamo insieme questo servizio e poi parliamo con un giornalista economico.

Johanna e suo suo marito Gabor lavorano entrambi, ma i soldi dello stipendio non bastano. Come tante altre famiglie ungheresi godono delle detrazioni fiscali per i figli a carico e di altre misure introdotte dal governo. Tuttavia non si definiscono benestanti. Negli ultimi 4 anni i loro salari sono rimasti gli stessi mentre il costo della vita è aumentanto.

“ Abbiamo meno soldi, racconta Gabor Molnar, perché quando i figli erano piccoli, l’unica entrata era il mio stipendio. Ora siamo in quattro, spendiamo di più ma il reddito è diminuito.”

La spesa maggiore è il mutuo di 38 anni; stipulato nel 2006 in franchi svizzeri, quando la moneta era debole e i prestiti a buon mercato. Con la crisi la loro rata mensile è quasi raddoppiata, e ora non possono permettersi spese superflue.

“I 300 euro per il mutuo mensile, dice la moglie di Gabor, sono soldi che potevamo destinare ad altre spese per noi. Ma non si può. C‘è chi non compra nulla, quindi non c‘è consumo interno e non si rilancia l’economia.”

Negli ultimi quattro anni il numero di prestiti in valuta estera è quasi dimezzato. Il governo ha costretto le banche per un breve periodo a ridurre i loro tassi di interesse in modo che la gente potesse rimborsare l’intero prestito. Questa misura ha tuttavia favorito solo i ricchi in grado di usare i loro risparmi senza tanti problemi.

Secondo l’Eurostat tra le 20 regioni più povere in Europa quattro sono ungheresi. Il tenore più basso si registra nel nord del Paese, nelle zone di campagna. Qui siamo ad Alsógagy, un piccolo villaggio dove il sindaco si sta occupando della situazione dei lavoratori. Dopo tre mesi di indennità di disoccupazione, il lavoro comunale è l’unico modo per avere più soldi. Lo fa anche Istvan, ma 170 euro non sono sufficienti per mantenere la sua famiglia.

“Starei meglio con un salario di 230-260 euro, fa notare quest’uomo, non riesco proprio a tirare avanti con lo stipendio attuale.” .

Ad Alsógagy vivono 120 persone, 15 sono lavoratori comunali. Solo altri 10 hanno un lavoro diverso. I giovani sono andati via tutti.

“Il problema maggiore, dichiara il sindaco di Alsógagy, è la mancanza di infrastrutture; non ci sono mezzi pubblici, fabbriche e il settore agricolo si basa solo sulla pesca.

Dalle zone di campagna alla città. Qui l’industria automobilistica è uno dei settori con maggiori opportunità di impiego. Le case automobilistiche hanno creato migliaia di posti di lavoro. Dal 2012 l’economia ungherese ha iniziato a crescere mentre dal 2011 il deficit di bilancio è rimasto sotto il 3 per cento. Certo il debito pubblico resta ancora decisamente alto. Quattro anni fa salì alle stelle, intorno all’80%, costringendo il governo a misure pesanti. Attualmente il Paese è diviso tra l’ottimismo di chi crede nella ripresa e il malcontento di consumatori e piccole e medie aziende pressate da disoccupazione e misure fiscali di austerità.

Gabor Kovacs, euronews:

-In collegamento con noi da Budapest il giornalista economico, Andras Mihalovits.

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Può elencarci in sintesi i principali obiettivi che si è dato il governo quattro anni fa?

Andras Mihalovits, giornalista economico:

“La prima priorità era ridurre il debito pubblico, la seconda la crescita economica, poi la riduzione della disoccupazione, che in Ungheria resta alta”.

-Il governo insediandosi promise di creare 1 milione di posti di lavoro in 10 anni.
Sono passati quattro anni, qual‘è il bilancio?

“Sfortunatamente è piuttosto magro e gli ungheresi non sono soddisfatti.
In molti, circa 300 mila, sono emigrato all’estero per cercare un lavoro e molti altri fanno lavoretti per le municipalità per salari minimi.
Questi due fattori hanno raddrizzato le statistiche, ma il milione di posti di lavoro non c‘è ancora”.

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-Per rilanciare l’economia e creare nuovi impieghi, ci vogliono investimenti. Cosa fa il governo per attirare gli investitori?

“La percentuale degli investimenti è veramente bassa in Ungheria.
Le piccole imprese non investono perché sommerse da tasse e debiti.
Le multinazionali, dal canto loro, sono frenate dall’instabilità giuridica. Negli ultimi 4 anni, da un giorno all’altro il governo ha varato nuove tasse per l’intero settore, le multinazionali non hanno apprezzato e gli investimenti sono crollati”.

-Rispetto agli altri Paesi del gruppo Visegrad, qual‘è la situazione dell’Ungheria?

“Gli ungheresi erano fieri di essere leader del gruppo, un paio di anni fa: attiravano investimenti, la disoccupazione era bassa e c’era una crescita economica.
Parliamo sfortunatamente al passato e l’Ungheria continua a accumulare ritardo. Se guardiamo ai dati sugli investimenti il timore è che questa situazione possa diventare cronica”.

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