Nuovi talenti alla Berlinale

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Nuno Prudêncio, euronews: “Berlino non ospita soltanto uno dei più importanti festival cinematografici del mondo. Al di là del red carpet c‘è un’intera galassia di nuove stelle alla Berlinale Talents”

Sono trecento i giovani privilegiati che la Berlinale quest’anno ha scelto su circa quattromila domande. Per loro sono stati organizzati seminari, dibattiti, laboratori con l’obiettivo di ampliare la loro rete. Ma iniziamo con qualcuno che di solito è dall’altra parte della barricata. Ewa Wildner è venuta qui per miglirare le sue competenze come critico cinematografico: “Dobbiamo assistere a film, rivederli. Inoltre, come Berlinale Talents, organizzano eventi, discussioni, fanno interviste ai registi. In sostanza, un sacco di lavoro – di scrittura e di visione di film”.

Coloro che partecipano a Berlinale Talents ottengono una consulenza da parte di alcuni mentori. Ma, come si diventa un critico cinematografico?

“Questo – aggiunge Ewa Wildner – è il tipo di lavoro in cui non ti fai molti amici. Io in realtà non ho studiato nulla che fosse legato al cinema. Sono un’autodidatta, non ho una formazione. Andavo alle proiezioni per la stampa, vedevo i film prima di tutti gli altri, scrivevo la crirtica dei film e la inviavo assieme al curriculum”.

Nel 2010 l’attrice Maryam Zaree era al concorso cinematografico della Berlinale con il film ‘Shahada’. Questa volta, Maryam è tornata per un workshop dell’Acting Studio.

“La cosa più bella di Berlinale Talents – ci racconta – è che è come essere a scuola. Ti alzi ed hai quella sensazione…sai, prendi la tua cartella e vai a imparare. Abbiamo lavorato con Jean-Louis Rodriguez e Kristof Konrad, che sono due coach statunitensi molto rinomati. Si impara a dare varietà ai tuoi personaggi per non cadere negli stessi schemi, e nelle stesse abitudini, come mai prima”.

Nel portfolio di Sergi Portabella ci sono un paio di cortometraggi che hanno già ricevuto premi. Lui ha partecipato a Script Station, dove vengono affinati i lungometraggi grazie all’aiuto di esperti e poi mostrati ai produttori.

“Il mio film – ci spiega – si intitola ‘Jean François e il senso della vita’. È la storia di un ragazzo di dodici anni di Barcellona che trova un libro di Albert Camus e, deciso a convertirsi all’esistenzialismo, scappa di casa per incontrare Camus a Parigi, senza sapere che lo scrittore era morto più di 50 anni prima”.

Il motto di questa edizione di Berlinale Talents, supportata dal programma europeo per i media creativi, era ‘rompere le regole’.

“Ogni anno – specifica Matthijs Wouter Knol, responsabile di Berlinale Talents – ospitiamo la nuova generazione del cinema. Selezioniamo i 300 migliori e più ambiziosi. Siamo il laboratorio sperimentale della Berlinale. Qui si possono testare molte cose. C‘è spazio per fare i propri errori, perché questa è davvero una piattaforma per provare cose nuove. “

“Si viene a contatto con persone di tutto il mondo – sostiene Sergi Portabella – che stanno facendo le tue stesse cose. Che tu finisca o meno a lavorare con loro è sempre un’esperienza che ti arricchisce a livello personale”.

“Se stai cercando – aggiunge Matthijs Wouter Knol – di far prendere vita al tuo progetto, se sei alla ricerca di un produttore o di un sound designer, o di un attore a cui affidare una certa parte nel tuo film, qui puoi incontrare tutte queste persone”.

Per maggiori infoarmazioni:
www.berlinale-talents.de

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