Hamdeen Sabahi: il futuro presidente dell'Egitto?

Hamdeen Sabahi: il futuro presidente dell'Egitto?
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Hamdeen Sabahi è stato tra i leader della protesta contro Mubarak e poi contro gli islamisti. Terzo nella corsa alla presidenza nel 2012, è stato il punto di riferimento dei progressisti nel fronte laico. Il 30 giugno 2013 ha salutato con favore l’intervento dell’esercito per deporre Morsi. Una posizione che mantiene tuttora, a differenza di coloro che, come Mohammed El Baradei, si sono dissociati dai militari dopo la repressione delle manifestazioni che ha provocato centinaia di morti. Il nostro corrispondente al Cairo lo ha intervistato.

Mohammed Shaikhibrahim, euronews:
Per molti paesi e organizzazioni umanitarie c‘è stato un uso spropositato della forza in Egitto, alcuni si sono spinti oltre, parlando di crimini contro l’umanità. Lei cosa ne pensa?

Hamdeen Sabahi:
“Noi crediamo che il popolo egiziano abbia deciso di dire stop ai sit-in e che lo stato egiziano abbia agito di conseguenza, dopo un periodo di tolleranza e avvertimenti. I Paesi europei stanno dando una loro visione di quanto accade nel Paese, noi però chiediamo loro di conoscere bene i fatti prima di parlare. Questo è il nostro appello. C‘è differenza tra gli errori commessi nell’applicare le decisioni e le posizioni politiche. Chiedo a tutti i Paesi europei che hanno condannato quanto sta succedendo, in base a criteri e informazioni insufficienti, dove si trovavano durante gli episodi di terrorismo in Sinai? Dove erano quando venivano bruciate le chiese in Egitto? Dove erano quando gli agenti di polizia venivano uccisi all’interno delle stazioni di polizia? Oppure quando persone innocenti venivano attaccate e ammazzate per le strade?”.

euronews:
Il Fronte di salvezza egiziano viene accusato di essere anche dalla parte dell’esercito e della polizia. Il vostro pensiero è cambiato rispetto a quello della prima rivoluzione?

Hamdeen Sabahi:
“Quando l’esercito ha deciso, il 25 gennaio e poi di nuovo il 30 giugno, di schierarsi con la gente, abbiamo manifestato tutto il nostro apprezzamento. Per quanto riguarda la polizia, le abbiamo chiesto di stare dalla parte del popolo, ma il 25 gennaio si sono messi contro. Quindi ci siamo opposti a loro. Invece il 30 giugno erano con il popolo, quindi li abbiamo sostenuti. Non ci sono due pesi e due misure.”

euronews:
C‘è il timore per le strade in Egitto di un possibile ritorno a quello che è lo stato di polizia? Come vede questa paura?

Hamdeen Sabahi:
“Non tornerà lo stato di polizia. Non ci deve essere alcun timore che questo sistema torni in Egitto, non c‘è il rischio di un’intromissione da parte di un qualsiasi apparato di sicurezza. Le persone hanno dimostrato che sono capaci di confrontarsi e di reagire a qualsiasi evenienza. Gli egiziani sono pronti a dire nuovamente no, a combattere. Non torneremo al regime di Mubarak, dopo aver combattuto quello della Fratellanza Musulmana. Abbiamo fatto questa rivoluzione per non lasciare il Paese nelle mani di un nuovo regime, quello dei Fratelli Musulmani. Non permetteremo tutto questo”.

euronews:
I Paesi occidentali stanno considerando di rivalutare le relazioni con l’Egitto, e alcuni vogliono tagliare gli aiuti; in questo caso, che cosa pensate di fare?

Hamdeen Sabahi:
“Chi vuole proteggere i propri interessi in Egitto, deve rispettare la volontà del popolo egiziano; noi ringraziamo tutti gli stati arabi, ovvero Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, e Giordania. Se i Paesi che hanno dichiarato di voler rivedere gli accordi taglieranno gli aiuti, allora i Paesi arabi, che hanno soldi, mezzi e uomini, si sono detti disposti a venirci in aiuto”.

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