Iran: le sanzioni sono "inutili e dannose"?

Iran: le sanzioni sono "inutili e dannose"?
Di Euronews
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Il petrolio è il motore dell’economia iraniana, tutte le aspettative ora sono sul nuovo presidente Rohani che, fresco di giuramento, ha promesso che il suo governo si attiverà per “revocare le ingiuste sanzioni” adottate da Onu, Stati Uniti e Unione europea sul greggio per il controverso programma nucleare di Teheran. L’altro volto delle sanzioni è un peggioramento rilevante della qualità della vita nel Paese, a risentirne in maniera più preoccupante è il settore ospedaliero dove scarseggiano farmaci e attrezzature.

“I pazienti che soffrono di malattie rare hanno bisogno di medicine che sono al 100% importate da paesi stranieri” – spiega Ali Davoudian, medico e direttore di una fondazione iraniana per le malattie rare (RADOIR), no profit e anti-governativa. “Se la sanzioni continueranno ad esserci, gli effetti saranno disastrosi, la vita di questi pazienti è in pericolo.”

Crollo del valore della moneta iraniana rispetto a quelle straniere, aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti: tutte conseguenze sia della disastrosa crisi economica che delle sanzioni. L’Iran potrebbe finire in ginocchio, se non vengono subito prese le misure necessarie.

Iran, l’economista Moussa Ghaninejad fa un campagna contro le sanzioni

A Teheran, l’economista Moussa Ghaninejad ha lanciato una campagna contro le sanzioni all’Iran. Olaf Bruns di Euronews è andato a trovarlo alla sede del quotidiano economico Donya-ye Eqtessad, per cui lavora, per saperne di più.

“Si tratta di una campagna o se vogliamo di un movimento della società civile iraniana per dare una scossa all’opinione pubblica in Occidente, Europa e Stati Uniti, circa le sanzioni – dichiara Moussa Ghaninejad -. Gli economisti iraniani ritengono che siano due i problemi principali legati a queste sanzioni: in primo luogo esse vanno contro le regole del libero mercato e secondariamente non raggiungono gli obiettivi prefissati.

Olaf Bruns:
“Le sanzioni sono in vigore da molto tempo. Perchè questa iniziativa proprio ora? Cos‘è cambiato?”

Moussa Ghaninejad:
“Sono cambiate due cose. In primo luogo ci sono state delle elezioni in Iran che hanno portato alla presidenza un moderato intenzionato ad avere relazioni pacifiche con l’Occidente. L’altro importante aspetto riguarda l’impatto molto grave che le crescenti sanzioni hanno sulla vita della gente comune, in particolar modo sulle classi più povere della società e sulla classe media. Oggigiorno il nostro Paese si trova ad affrontare grossi problemi riguardanti i farmaci e i prodotti alimentari. Vogliamo che l’opinione pubblica mondiale conosca questi problemi e possa comprendere che tali mezzi non sono efficaci per ottenere quei risultati che si intendevano raggiungere”.

Olaf Bruns:
“Se crede che le sanzioni non servano agli Stati Uniti per ottenere ciò che vogliono allora a chi pensa che esse siano utili”?

Moussa Ghaninejad:
“Le sanzioni economiche e in particolare l’intensificare le sanzioni sarà di beneficio agli esponenti radicali in Iran e fuori dall’Iran, negli Stati Uniti e sulla scena mondiale. In Iran, si sa che alcuni di questi radicali considerano le sanzioni statunitensi e occidentali come una . A loro questa situazione va bene. Ecco, questo dovrebbe essere un segno per gli americani, che mostri loro chi beneficia di tali strumenti. In effetti le sanzioni indeboliscono coloro che sono alla ricerca di un dialogo e di una soluzione e al contrario rafforzano coloro che di soluzioni non ne cercano e che vogliono mantenere le loro posizioni estremiste. Ed hanno molti interessi, non solo politici ma anche economici”.

Olaf Bruns:
“Negli Stati Uniti sono state approvate nuove sanzioni. E’ ottimista riguardo alle possibilità di successo della sua iniziativa”?

Moussa Ghaninejad:
“Non l’avremmo portata avanti se non fossimo stati ottimisti. Lo siamo davvero, ma quello che gli americani hanno fatto pochi giorni fa è stato inappropriato anche dal punto di vista della tempistica. Ma sappiamo che all’interno del governo e anche in seno al Congresso ci sono persone che non sono d’accordo con queste sanzioni. Vorremmo entrare in contatto con loro in modo che, come ha detto il presidente, per ottenere un risultato non si parli il linguaggio delle sanzioni ma quello del rispetto”

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