"In Tunisia gli estremisti non vinceranno" assicura il premier Ali Larayedh

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La transizione in Tunisia e la sfida con le future elezioni alcuni dei temi al centro dell’intervista con il capo del governo tunisino, Ali Larayedh. Il premier, che Charles Salamé di Euronews ha incontrato a Bruxelles dopo la sua visita all’Unione Europea, ha affrontato anche la spinosa questione dell’estremismo religioso.

euronews:

Lei è venuto qui a Bruxelles per incontrare i dirigenti dell’Unione Europea, cosa ci può dire in merito?

Ali Larayedh:

Sono venuto qui per dialogare e per informare gli europei che ne hanno fatto richiesta sulle tappe realizzate dalla Tunisia nella costruzione di uno stato democratico, prospero e garante della costituzione. Uno stato dove regna la sicurezza dopo la rivoluzione. Il nostro è stato il primo paese ad essersi sollevato nel mondo arabo ed è il paese dove la rivoluzione è avuto un esito positivo. Gli europei volevano sapere le date delle prossime elezioni. Il nostro governo auspica di riuscire ad organizzarle in modo parziale prima della fine di quest’anno e il resto per il prossimo gennaio. Questo è il nostro impegno principale e stiamo avanzando in modo regolare. Siamo inoltre impegnati in alcune riforme che daranno risultati tra due o tre anni, forse anche piú tardi. Altri interventi hanno riscontri immediati come quelli nel settore degli investimenti, nella collaborazione tra pubblico e privato, nella revisione dei metodi di intervento dello Stato e nel sistema tributario. Constatiamo che la nostra economia sta migliorando: abbiamo registrato una crescita del 3.6% nel 2012 e per il 2013 speriamo di raggiungere il 4%. Dati positivi anche se dobbiamo ammettere che in generale la situazione dell’economia mondiale non aiuta a raggiungere alti livelli di crescita.

euronews:

A proposito della situazione nel mondo arabo, la Tunisia prima ospitava la sede della Lega Araba. Ora anche in relazione a quello che sta accadendo in Siria qual è la posizione ufficiale del vostro paese sapendo anche che molti jihadisti partono dalla Tunisia per combattere in Siria?

Ali Larayedh:

La Tunisia e i propri cittadini approvano, sostengono e incoraggiano una soluzione politica che possa, guadagnando del tempo, fermare la violenza, risparmiare vite umane ed evitare nuove perdite e la distruzione della Siria. Per quello che riguarda i tunisini che si avventurano in Siria, ignari di quello che li aspetta, senza sapere davvero dove si stanno mettendo nel sostenere coloro che combattono, precisiamo come governo che questo fenomeno, non è un’esclusiva del nostro paese. Abbiamo quindi introdotto delle misure per vietare il viaggio in Siria ai giovani tunisini, per impedire che siano coinvolti nel conflitto. Al tempo stesso ci stiamo anche preparando alle conseguenze provocate dai nostri cittadini già presenti in Siria. Collaboriamo con i servizi predisposti e introdurremo le misure necessarie che dovranno essere applicate al loro rientro nel paese.

euronews

É buona regola non scritta che un governo non interferisca nel lavoro della magistratura ma vorremmo sapere da lei, in qualità di premier a che punto sono le indagini sull’omicidio dell’avvocato Beleid?

Ali Larayedh:

Per quello che riguarda l’assassinio dell’avvocato Choukri Beleid, gesto che condanniamo, abbiamo prima di tutto introdotto diversi e specifici dispositivi di sicurezza perché questo omicidio è al tempo stesso un attentato contro la famiglia di Beleid, i tunisini e la Tunisia. É un crimine anche contro il processo politico in corso nel paese. Peró al momento i ricercati che potrebbero fornirci elementi precisi su questo crimine sono ancora irreperibili. Sono queste persone che potrebbero spiegarci chi si nasconde dietro questo omidicio. Oltre a questo c‘è un secondo aspetto. Questo omicidio è stato utilizzato non per scoprire la verità ma per fini politici e per attaccare alcuni partiti o dei singoli. Sono state chiamate in causa molte questioni e realizzate molte analisi che poi si sono rivelate non corrette e inesatte, ma nessuno ha presentato in seguito le proprie scuse. Sono avvilito per come questo crimine sia stato strumentalizzato per destabilizzare la situazione nel paese, per influenzare l’opinione pubblica, per danneggiare alcuni o anche per fini politici. Detto questo a livello governativo lavoriamo seriamente, facendo tutto quello che è in nostro potere, utilizzando le nostre competenze per scoprire chi ha attaccato la Tunisia, la rivoluzione e il processo di transizione democratica.

euronews:

La stampa tunisina ora si esprime liberamente. Di fatto è questa libertà uno dei principali traguardi della rivoluzione in Tunisia. Dalla commissione europea, il presidente Barroso vi ha peró chiesto di garantire maggior libertà di espressione nel vostro paese, in riferimento al processo al movimento “Femen”.

Ali Larayedh:

Dopo la rivoluzione in Tunisia la giustizia è diventata indipendente. In Europa quando c‘è una sentenza, i responsabili politici si rifiutano di commentare il pronunciamento dei giudici.
Per quello che ci riguarda, ci comporteremo allo stesso modo.

euronews:

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Lei crede che se le elezioni in Tunisia si svolgessero oggi vincerebbe il partito Ennahda?

Ali Larayedh:

Per quello che so, credo che alle prossime elezioni il partito Ennahda resterà il primo partito del paese o comunque tra i piú importanti. Ma quale sarà la sua affermazione in termini di voto è presto per dirlo ed è difficile fare delle previsioni.

euronews:

Le elezioni non saranno influenzate dall’ondata estremista dei religiosi radicali e dagli jihadisti?

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Ali Larayedh:

Alcuni partiti e dei singoli potrebbero destabilizzare la situazione, come sta accadendo anche adesso. Potrebbero provocare dei problemi ma non potranno arrestare il processo in corso in Tunisia.

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