La condizione femminile in Iran

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Di Euronews
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Donne nel paese degli uomini. La battaglia per l’uguaglianza tra i generi in Iran è un fronte aperto, le limitazioni all’accesso ai diritti civili e familiari sono fortissime, una realtà che continua a mobilitare le attiviste, già in piazza per il diritto al divorzio, al lavoro, al viaggio, di cui oggi possono godere se autorizzate dal marito o da un membro maschio della famiglia.

Alla domanda di uguaglianza il regime iraniano risponde sbarrando la strada a qualsiasi figura emergente femminile.
La battaglia delle attiviste continua ma spesso pagando un prezzo molto alto, come per Narges Mohamadi che si è ammalata gravemente in prigione, Nasrin Sotoudeh, avvocato e donna simbolo nella lotta per i diritti umani, condannata ad 11 anni di carcere e a 20 anni d’interdizione dalla professione. Sono state punite con il carcere per il loro impegno, anche numerose giornaliste e attiviste tra cui Shiva Nazarahari, Jila Baniyaghoub, Bahareh Hedayat interdetta dalla professione per 30 anni.

Paradossalmente la presenza delle donne nella società iraniana è forte e visibile. All’Università, in scuole e ospedali, nella vita pubblica. Iniziative come “Un milione di firme”, lanciata per reclamare la parità ha sfidato ancora una volta il regime, che ha risposto approvando una legge che vieta, in assenza del permesso del padre o dei fratelli, l’espatrio alle donne di meno di 40 anni. Una delle tante misure che sembrano finalizzate a contenere l’emancipazione femminile che, in Iran, ha portato alla creazione di diversi movimenti di attivisti per i diritti, nelle università il 60% degli iscritti è rappresentato da studentesse. Le iraniane cercano una maggiore indipendenza anche attraverso gli spostamenti all’estero. Il governo sembra temere non che fuggano dal Paese, quanto che possano liberarsi dall’ autorità maschile.

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