Altri decidono per te

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Di Euronews
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Seamus Kearney, euronews: “Il progressivo calo di affluenza alle elezioni europee è un motivo di forte preoccupazione, che solleva una domanda: Come è possibile costruire il futuro dell’Europa senza la partecipazione dei cittadini europei?”.

Fare in modo che i cittadini esercitino il loro diritto di voto e rafforzare in questo modo la legittimità democratica è una sfida per le istituzioni.

Alle ultime elezioni europee, nel 2009, l’affluenza è stata del 43%. Trent’anni prima arrivava a sfiorare il 62 per cento.

Entrata a far parte dell’Unione europea nel 2004, la Slovacchia è uno dei paesi dove il dato dell’astensione è stato tra i più elevati: in media un solo elettore su cinque si è presentato ai seggi nel 2009.

In Italia, l’affluenza è stata del 66%, mentre in Belgio e Lussemburgo ha superato il 90%, ma, in entrambi i paesi, il voto è un obbligo.

A Bratislava abbiamo incontrato una famiglia che non ha mai partecipato a un solo scrutinio europeo. Viera lavora nel settore cosmetico. Sua figlia Sylvia, che ha una bimba di sei mesi, si occupa di informatica.

Viera Psotova: “Non sono andata a votare perché avevo pochissime informazioni a riguardo. Consideravo la faccenda come qualcosa di molto distante dai miei problemi quotidiani. Pensavo alla Slovacchia, e l’Europa era molto lontana dai miei orizzonti”.

Sylvia Tothova: “Prima ero troppo giovane, avevo altri interessi. I giovani pensano ad altro. A quei tempi, la politica non mi interessava. Ma oggi la situazione è cambiata. Crescendo, osservi le cose con uno sguardo diverso. Vedremo…”.

Alcuni lamentano che le chiamate alle urne sono troppo frequenti e che è già abbastanza difficile tenersi informati sulla politica nazionale per pensare a quella europea. Altri rivendicano la scelta di non votare, dopo essere stati costretti a farlo per decenni, prima dell’indipendenza nel 1993.

I funzionari europei incaricati di incoraggiare la partecipazione al voto degli slovacchi affermano che l’affluenza è aumentata tra gli ultimi due scrutini, ma ammettono che occorre fare di più.

Robert Hajsel, Ufficio di informazioni del Parlamento Ue in Slovacchia: “Il dato è ancora troppo basso, ma si sta avvicinando a quello di altri stati europei. Non dico che ci si debba accontentare, anzi, per noi è una sfida: dobbiamo risvegliare interesse per il Parlamento europeo, per le elezioni europee, creare una vera piattaforma di dialogo tra i deputati europei e i vari settori della società civile, gli organi di informazione e il grande pubblico”.

Rafforzare l’interesse per le istituzioni comunitarie è un compito non facile. Da parte sua, la Commissione europea ha elaborato una serie di consegne formali. In ogni paese membro, i partiti dovrebbero chiarire durante la campagna elettorale a quella famiglia politica sono affiliati in Europa.

Rientra in questo sforzo anche la raccomandazione alle forze politiche di indicare un candidato per la presidenza della Commissione europea e di renderlo noto agli elettori prima dello scrutinio. Il presidente viene eletto dal Parlamento europeo su proposta dei dirigenti dell’Unione, che si orientano in base ai risultati elettorali.

Seamus Kearney, euronews: “Un’altra raccomandazione per suscitare interesse tra i cittadini è chiamarli a votare nello stesso giorno. I tradizionali quattro giorni sono troppi, secondo la Commissione, che invita gli stati membri di mettersi d’accordo su una sola data comune a tutti”.

Il traguardo appare ancora lontano, a causa delle rigidità di diversi stati membri. E sebbene gli osservatori apprezzino l’iniziativa, restano dell’idea che la Commissione debba essere espressione più diretta del Parlamento e dei risultati elettorali. Quanto ai partiti politici, dovrebbero comunicare meglio.

Radovan Geist, EurActiv: “Dovrebbero dire ai cittadini che il potere di cambiare le cose appartiene a loro. Votando per un partito o per un altro al Parlamento europeo possono condizionare la direzione dell’Europa. I cittadini non votano per amore delle istituzioni, e lo fanno ancora meno quando sono poco informati. Ma votano se pensano di poter cambiare qualcosa, se possono influire sulla direzione politica”.

La maggior parte dei partiti non ha ancora cominciato a pensare alle elezioni europee dell’anno prossimo, ma i cittadini chiedono innanzitutto di essere informati, in modo semplice e chiaro.

Sylvia Tothova: “Forse se fossero personaggi noti a presentare queste elezioni, sarebbe più facile capire quali sono le questioni in gioco e aumenterebbe l’affluenza al voto”.

Viera Psotova: “Bisognerebbe sapere che cosa accade in Europa e conoscere quelli che ci rappresentano: spetta a loro informarci su quello che accade nelle istituzioni”.

Il dibattito è aperto: non si esclude nemmeno l’ipotesi di rendere obbligatorio il voto per le elezioni europee, o di accorparlo agli scrutini comunali e regionali. Quel che è certo è che qualcosa va fatto per impedire che i pochi deciano per i molti.

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