Orange: "Paghiamo crisi e arrivo del quarto operatore"

Orange: "Paghiamo crisi e arrivo del quarto operatore"
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Crisi economica e sbarco di un quarto operatore. Analisi del terremoto che scuote la telefonia mobile transalpina, con l’amministratore delegato di France Telecom Orange: gigante presente in 35 paesi, che annuncia migliaia di assunzioni. Tante, ma non abbastanza da compensare gli esuberi imputabili alla congiuntura.

Giovanni Magi, euronews
“France Télécom Orange ha annunciato 4.000 contratti a tempo indeterminato. Assunzioni che in parte vanno però a compensare la risoluzione di numerosi rapporti. Si tratta di una conseguenza della crisi economica o piuttosto dell’arrivo, in Francia, di un quarto operatore di telefonia mobile?”.

Stéphane Richard, Amministratore delegato di France Télécom Orange
“Entrambe le cose. Da una parte è vero che il mercato francese della telefonia mobile è in questo momento caratterizzato da una forte riduzione del volume d’affari. Una dinamica dovuta a una contrazione dei redditi degli abbonati, quest’anno nell’ordine del 10% – il che è già considerevole e va inoltre ad aggiungersi a un contesto economico sfavorevole. Come sapete, non soltanto non si cresce più, ma a stagnare è anche il potere d’acquisto: tutti elementi che finiscono per accumularsi. Per i prossimi tre anni abbiamo annunciato 4.000 assunzioni e questa è già di per sé una buona notizia per il mondo del lavoro in Francia. E’ però evidente che queste 4.000 assunzioni non andranno a compensare tutti gli esuberi. Non sappiamo ancora dire quanti rapporti saranno risolti, ma è importante riconoscere che nel contesto complessivo del lavoro in Francia – anche se nessuno perderà il lavoro – alla fine di questo periodo avremo meno effettivi. Chiaramente si tratta di una conseguenza dovuta anche all’adattamento dell’azienda all’arrivo di un quarto operatore, ma allo stesso tempo di una congiuntura economica negativa”.

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“Proprio l’arrivo di un quarto soggetto, lo scorso gennaio, aveva provocato presso gli altri operatori un’emorragia di clienti. Qual è ora la situazione: siete riusciti a recuperarli?”.

Stéphane Richard
“Abbiamo perso dei clienti, ma non parlerei certo di emorragia. Si è piuttosto registrata una migrazione. Cifre alla mano, per la telefonia mobile, in Francia Orange ha un po’ più di 26 milioni di clienti. Ne abbiamo persi circa 600.000. E 600.00 su 26 milioni non è un’emorragia. Dal mese di giugno abbiamo poi iniziato a recuperarne. O meglio: c‘è sempre chi arriva e chi se ne va, ma da ne acquisiamo più di quanti ci lascino. Il vero effetto dell’arrivo del quarto operatore non è la perdita di clienti, ma il calo delle tariffe. Come ovunque in Europa, l’arrivo di un quarto operatore ha infatti imposto sul mercato nuovi standard, che si aggirano sui 20 euro per un abbonamento mensile tutto incluso, senza cellulare in dotazione. Sul mercato si sono cioè innescate dinamiche generali, che hanno determinato un livellamento su nuovi standard. Rispetto al passato tutto ciò comporta per noi una sensibile riduzione dei guadagni, che di per sé è di gran lunga la principale conseguenza dell’arrivo del quarto operatore”.

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“Il calo delle tariffe dovuto alla concorrenza avrà ricadute anche sugli investimenti?”.

Stéphane Richard
“Necessariamente. E a questo proposito bisogna puntualizzare una cosa: la riduzione delle tariffe favorisce ovviamente il cliente nel breve termine, e comprendo quindi che tutti la salutino con favore. Il problema è però che operiamo nel settore delle infrastrutture e ogni anno necessitiamo di importanti investimenti per la manutenzione delle infrastrutture esistenti e la costruzione di quelle di domani. La nostra priorità è ora quella di sviluppare la rete mobile 4G, che permetterà di decuplicare il traffico e quindi aprirà le porte a una fruizione totalmente diversa del cellulare, grazie a tutt’altre velocità per il download, a un accesso a internet molto più facile… Il balzo in avanti è spettacolare, ma perché i nostri investimenti siano all’altezza delle aspettative necessitiamo di adeguate risorse. E’ quindi evidente che quanto oggi diamo al consumatore, lo togliamo però alle risorse che potremo destinare agli investimenti dei prossimi anni”.

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“Non molto tempo fa, France Télécom Orange è stata protagonista di una forte crisi sociale, culminata addirittura con il suicidio di alcuni dipendenti. Per uscirne, l’azienda ha lanciato un piano. Quali sono i suoi risultati?”.

Stéphane Richard
“Quando ho assunto le mie funzioni, tre anni fa, l’azienda era nel pieno di una crisi molto profonda, particolare. Non c’erano manifestazioni per strada, si trattava piuttosto di una specie di ‘depressione collettiva’, in parte anche generata dal periodo molto duro che ha seguito la bolla di internet, direi all’incirca gli anni 2000. La mia priorità è stata anzitutto di trovare tutti i mezzi, gli strumenti e le strategie possibili per reinstaurare un clima migliore e proporre un nuovo contratto ai nostri dipendenti in Francia. L’abbiamo chiamato ‘nuovo contratto sociale’ e questo perché riposa su accordi negoziati e firmati con le parti sociali, da cui è finalmente emerso un nuovo quadro normativo e di ‘vita in comune’. Che bilancio possiamo stilare tre anni dopo? Credo si possa anzitutto parlare di un clima incontestabilmente migliore. La conferma ci è d’altro canto arrivata da una una serie di questionari, che ogni sei mesi sottoponiamo ai nostri 4.000 dipendenti francesi e che ci permette di fare un bilancio dettagliato dei traguardi raggiunti e dei fronti su cui intensificare gli sforzi. Quanto possiamo dire oggi è quindi che la situazione è decisamente migliore. Credo anzitutto che siamo riusciti a instaurare un vero dialogo all’interno dell’azienda. Niente va però dato per scontato, c‘è ancora molto da fare. Le nuove difficoltà e le tensioni che viviamo oggi sul mercato incarnano esse stesse un rischio: il rischio di alimentare una forma di stress nei nostri dipendenti, anche se non da parte del management, ma del contesto esterno all’azienda. Sentire ogni giorno i propri concorrenti che annunciano nuovi tagli – se non peggio -, è un’indubbia fonte di preoccupazioni. Credo quindi che in questo periodo dovremo restare particolarmente vigilanti e attenerci strettamente al contratto sociale che abbiamo proposto ai nostri dipendenti in Francia. E’ infatti proprio quest’ultimo che ci ha permesso di ristabilire un rapporto di fiducia tra la nostra azienda e gli uomini e le donne che lavorano per noi. E’ soprattutto questa fiducia che oggi non dobbiamo perdere”.

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“Un recente studio vi ha collocato al primo posto, fra le aziende del CAC40, rispetto al lavoro femminile. Si tratta anche di una conseguenza della vostra politica sociale?”.

Stéphane Richard:
“Ad essere onesti, è un tema che mi è molto caro e che mi impegno a promuovere da quando ho assunto il mio incarico, ma il primato deriva per Orange da una tradizione molto radicata nel tempo. Mi ritengo quindi erede di una tradizione esemplare. Il fatto che in quest’ambito siamo al primo posto tra le aziende del CAC40 mi rende molto orgoglioso, perché ritengo che sia una questione molto importante. Anzitutto in termini di giustizia, perché oggi le donne hanno conquistato, – e stanno conquistando – lo spazio che meritano e che è giusto occupino in tutti gli ambiti della società e della politica. E’ tuttavia ovvio che molto resta ancora da fare. Si tratta di un tema importante, che dobbiamo continuare a promuovere e a difendere. E’ in questo che risiede l’importanza del ruolo del management, perché sta ai vertici dell’azienda riconoscere un valore esemplare a questioni del genere. Sono quindi molto contento di detenere questo primato, e vigilerò per difenderlo”.

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