Papandreou all'Europa: "Basta coi tagli, ora le riforme"

Papandreou all'Europa: "Basta coi tagli, ora le riforme"
Di Euronews
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“Abbiamo un problema, ma non siamo un problema”. George Papandreou respinge la tesi di Atene come zavorra d’Europa e difende l’operato del suo paese. “Abbiamo fatto molto e meglio di molti altri – dice l’ex premier greco – ma scontiamo una crisi sistemica. La popolazione è allo stremo e una politica di soli tagli non risolverebbe niente”. Quanto serve, dice Papandreou, è piuttosto il tempo che porti l’economia greca a rimettersi in carreggiata. E a salvare il mondo intero da un catastrofico effetto domino.

Fariba Mavaddat, euronews
“La scorsa settimana abbiamo assistito a imponenti manifestazioni in Spagna e in Grecia contro nuovi tagli e nuove misure d’austerità, che in molti hanno rafforzato l’impressione di un tunnel senza fine. Nel caso della Grecia, la Troika è chiamata a stabilire se il Paese si è dimostrato abbastanza virtuoso da ricevere una nuova tranche di prestiti. Atene è però molto in ritardo nel suo programma di risanamento…”.

George Papandreou
“Anzitutto non sono d’accordo sul fatto che saremmo molto in ritardo sul nostro programma. Credo che questo governo di coalizione darà luce a un valido pacchetto di riforme. Certo con grandi sacrifici da parte della popolazione, anche dolorosi. Ma che soddisferà i nostri creditori e i nostri partner dell’Unione Europea. Il vero problema è l’urgenza di riforme che rendano la nostra economia sostenibile. Come ho sempre detto, abbiamo quindi anzitutto bisogno di tempo per mettere in pratica queste riforme, perché soltanto così potremo rimettere in carreggiata la nostra economia. Limitarsi ai tagli non solo sarebbe doloroso, ma non darebbe neanche i frutti sperati”.

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“Tutto ciò richiede però del tempo. E il tempo non è dalla vostra. Dopo due anni il buco è ormai da 30 miliardi di euro, l’economia arranca e neanche gli aiuti europei sembrano rivelarsi efficaci. Molti governi sostengono insomma che quello greco non sia più solo un problema ma un vero rompicapo…”.

George Papandreou
“Su questo non mi trova d’accordo. Il fatto è che non ci viene concesso il tempo necessario. I due anni in cui sono stato primo ministro sono un lasso molto breve per delle riforme. Di tagli invece ne abbiamo fatti, e come in nessun altro paese: una riduzione del 6,5% del disavanzo di bilancio è un record nell’Eurozona. Se molte delle decisioni che stiamo prendendo oggi, o che nelle ultime settimane e negli ultimi mesi sono state prese dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea fossero state prese nel 2010, non saremmo mai arrivati al contagio. E sono fermamente convinto che avremmo contenuto di molto le perdite anche del nostro paese”.

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“Ora abbiamo però due problemi: uno è l’efficacia dell’azione governativa, che è venuta a mancare. E l’altro risiede in ultima istanza nella popolazione: i partner europei non hanno alcuna garanzia che, fornendo ulteriori aiuti alla Grecia, la situazione si risolverà e la popolazione possa sopportare un simile carico”.

George Papandreou
“Sono anzitutto d’accordo sul fatto che ai Greci non si possano chiedere ulteriori sacrifici. La pressione è molto forte e la sofferenza cresce. Credo che comincino a radicarsi stereotipi sbagliati, come quello dei greci pigri e fannulloni. Stando alle cifre dell’OСSE, in Europa siamo anzi quelli che hanno lavorato più sodo. Le do un piccolo ma significativo esempio: ogni singola spesa effettuata dal nostro paese è ora su internet. Chiunque può verificarle. Questa è stata una delle nostre riforme. Piccola, forse, ma fondamentale”.

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“C‘è però una differenza tra ‘annunciare’ delle riforme e metterle in pratica attraverso le politiche necessarie. Per esempio, lei parla ora di trasparenza: eppure diversi funzionari greci, anche alti funzionari, sono ora indagati per corruzione. Alcuni di loro appartenevano al suo partito, quando lei era al governo. Questi sono per esempio elementi che gli altri paesi europei faticano a comprendere e a mandar giù…”.

George Papandreou
“Personalmente mi sono sempre battuto per la trasparenza. Se qualcuno ha poi trasgredito, sarà in tribunale che dovrà risponderne. Io non voglio giudicare nessuno, perché le accuse potrebbero rivelarsi infondate. Ho invocato giustizia e trasparenza assoluta e su questo stiamo lavorando. In un paese dove c‘è incertezza sul futuro della valuta, quanto accade è che i consumi frenano, le banche riducono i prestiti e i capitali stranieri fuggono. Per questo c‘è la recessione. E per questo abbiamo così tante difficoltà. Non si tratta però di una responsabilità soltanto greca. In buona parte è anche europea”.

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“Tutto è però cominciato dalla Grecia…”.

George Papandreou
“I problemi sono iniziati nel 2008 con il crollo di Wall Street, in seguito alle frodi commesse un po’ ovunque dal sistema bancario. Tutto ciò ha ovviamente avuto ripercussioni sugli anelli deboli dell’Eurozona e anche in altri paesi. Direi quindi che abbiamo il dovere di migliorare la nostra situazione e che dobbiamo affrontare un problema, ma allo stesso tempo, che non siamo noi questo problema”.

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“La Troika e i governi europei guardano però ai fatti. Quanto vedono è che malgrado le vostre promesse l’economia greca frena e si domandano quindi per quanto ancora potranno sostenere la Grecia. Diciamo insomma che non si fidano più delle vostre promesse…”.

George Papandreou
“Abbiamo fatto passi da gigante e tagliato il debito come nessun altro, ma serve tempo. Il fatto è che scontiamo anche le difficoltà dell’Euro. Per noi sarebbe una tragedia abbandonare la moneta unica, ma lo sarebbe per tutti, perché si innescherebbe un effetto domino. Che toccherebbe l’Eurozona, ma anche le primavere arabe, le relazioni con il Medio Oriente, la Turchia, la Russia. In quanto Europa perderemmo molta della nostra forza, la disoccupazione esploderebbe e la recessione varcherebbe i confini del continente”.

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“Se fra due anni, che non è un orizzonte molto lontano, si dovesse arrivare alla conclusione che la situazione della Grecia è irrecuperabile, prendereste in considerazione un’uscita dall’Euro?”.

George Papandreou
“Mi lasci anzitutto dire che sono contrario a una simile ipotesi. Abbiamo mostrato meglio di chiunque altro di saper adottare le riforme che servono. Abbiamo fatto cambiamenti profondi, al prezzo di sforzi e difficoltà acuiti anche dai problemi strutturali della zona Euro. Non possono esserci paesi considerati come solvibili e degni di credito e altri no. E’ qui che l’Europa deve intervenire. Spagna e Grecia non devono essere lasciate sole. Conservatori o socialisti, sono comunque paesi che stanno provando a riformarsi, imponendo sacrifici alla popolazione. Proteggiamoli, quindi. Proteggiamoli…”.

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“Tagliando le pensioni?”.

George Papandreou
“E’ proprio per questo che ribadisco la necessità di effettuare degli aggiustamenti, di ammorbidire gli interventi. Dobbiamo appianare la situazione, ci stiamo lavorando. Molto è già cambiato in Grecia, ma il vero problema era la governance. In merito per esempio alla questione del paradisi fiscali, manca un sistema efficace di riscossione fiscale. Ho sollevato a più riprese l’argomento dell’evasione fiscale. Uno dei problemi principali, in Grecia, non è la quantità dei piccoli evasori, ma il fatto che molti super-ricchi – come in altri paesi – possano espatriare i loro capitali nei paradisi fiscali. Non è quindi un problema che attiene la legislazione nazionale. Parliamo di circa 16 trilioni di euro nel mondo e di qualche miliardo in Grecia… Problemi che sono quindi di carattere propriamente sistemico”.

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“Come vede, realisticamente, il futuro dell’Europa, alla luce di tutte le differenze, le posizioni discordanti, i nazionalismi che si fanno strada?”.

George Papandreou
“Ritengo che abbia toccato un punto molto importante. Penso che dovremmo ‘europeizzare la globalizzazione’ piuttosto che abbandonare l’Europa a un’anarchia globalizzata, a un continente spaccato, sotto il marchio di un’economia globalizzata. Dobbiamo procedere verso un’ulteriore integrazione. Credo sia ormai assodato, in Europa, che si tratta di un bisogno condiviso. Che ci sono paesi in difficoltà, ma che possiamo sederci allo stesso tavolo, risolverli e rivelarci performanti in quanto Unione Europea”.

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