Egitto al voto: i candidati alla presidenza

Egitto al voto: i candidati alla presidenza
Di Euronews
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L’Egitto vota questa settimana per il primo turno delle elezioni presidenziali. Voto storico che indicherà il futuro cammino di questo Paese di 82 milioni di abitanti. La campagna è stata dominata dagli islamisti, vincitori delle legislative e dai candidati legati al vecchio regime che vogliono incarnare il ritorno alla stabilità, come Ahmad Shafiq.

Nominato primo ministro negli ultimi giorni del regime di Mubarak, per tentare di calmare la rivolta, dimessosi un mese dopo, Ahmed Shafik è il prodotto del sistema politico-militare egiziano. Ex pilota ex capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha fatto della lotta al crimine e della sicurezza i suoi cavalli di battaglia. Ritiene che il suo passato militare sia la sua carta vincente in questo periodo di transizione. Ma una parte della popolazione vuole una presidenza indipendente dall’esercito.

Amr Moussa si presenta come il garante di un Egitto multiconfessionale e aperto alla modernità. Ex segretario generale della Lega Araba ed ex ministro degli Esteri di Mubarak, dal 1991 al 2001, Moussa da mesi fa campagna elettorale percorrendo il Paese, dal delta del Nilo all’Alto Egitto. Anche lui mette l’accento sulla sua esperienza, ma per i suoi avversari è solo un “fouloul”, un notabile del vecchio regime.

Forte della rete dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi può avvalersi del predominio del partito giustizia e libertà che detiene circa la metà dei seggi in parlamento. Ma questa forza non si è tradotta nella composizione di un governo di transizione e allo stesso tempo fa paura a coloro che temono un potere esecutivo e legislativo nelle mani degli islamisti. Morsi si presenta come l’unico candidato con un programma islamista.

Ma dimentica volontariamente Abdel Moneim Abul Fotouh. Questo ex membro dei Fratelli musulmani è stato escluso dal movimento lo scorso anno, dopo aver dichiarato di mirare alla presidenza in un periodo in cui i Fratelli Musulmani promettevano di non presentare candidati.

Abul Foutouh, che fa del diritto alla salute e all’istruzione i suoi temi privilegiati in campagna elettorale, si è rivolto ai salafisti ma anche ai liberali di piazza Tahrir cercando di presentarsi come l’unico che può unire il Paese.

-Siamo collegati con Álvaro de Vasconcelos, direttore dell’Istituto europeo degli studi di sicurezza. Lei è un esperto di relazioni euromediterraneo, autore di “Listening to Unfamiliar Voices” uscito recentemente. Questo mercoledì si vota in Egitto per il primo turno delle presidenziali. La situazione resta ancora tesa, in modo particolare al Cairo. Chi garantirà un corretto svolgimento delle operazioni?

“Da un lato è evidente che il potere militare accetta che la transizione democratica continui e che i risultati delle elezioni dovranno essere accettati. È evidente che c‘è un consenso fondamentale tra i parititi islamistie quelli liberali, le forze politiche liberali, perché in Egitto c‘è una divisione complicata: da un latocoloro che hanno fatto la rivoluzione e dall’altra coloro che hanno vinto le elezioni, i parititi islamisti che ritengono di aver dalla loro parte la legittimità democratica”.

-Una delle domanda che ci si pone è il risultato di Muhamad Mursi, il candidato presentato dai Fratelli musulmani. Che attraverso il proprio partiti “Libertà e Goustizia” è la prima forza del PAese. Il loro candidato non è comunque il favorito. I fratelli musulmani potrebbero perdere questa consultazione?

“Potrebbero! Ricordo comunque che non avevano intenzione di presentare un candidato per le presidenziali. Avevano deciso di non fare l’asso piglia tutto, perché è un po? presto per controllare tutte le leve del potere. E avere parlamento, costituente e presidenza sarebbe complicato, sarebbe mal visto in Egitto e soprattutto fuori. Hanno deciso di presentare un candidato quando i salafisti hanno ripresentato un candidato. Hanno avuto paura che i salafisti potessero raccogliere tutti i voti islamici, i salafisti rappresentano un vero problema per i ratelli Musulmani. In questo senso deve essere letta la presentazione di un loro candidato. Candidato che non è stato accettato dai militari, non ha tutti i requisiti perché è stato giudicat nel passato, dall’ex regime. Hanno presentato un candidato che non ha grandi speranze di riuscita”.

-Secondo lei i Fratelli Musulmani accetteranno un’eventuale perdita?

“Si, perché si trovano in una dinamica di legittimità democratica”.

-Amr Moussa, ex ministro degli affari esteri di Hosni Moubarak ex segretario generale della lega araba ha un ruolo da giocare secondo lei?

“Amr Moussa sarà percepito da coloro che hanno la legittimità democratica, così come da coloro che hannola legittimità rivoluzionaria come un candidato dell’ancien régime. Sarà sostenuto da chi è a favore del vecchio regime, nelle zone rurali, da quei settori che sono meno implicati nella vita politica rispetto agli abitanti del Cairo, ma ci saranno molte difficoltà e non credo che possa vincere le elezioni”.

-Chi, tra i candidati, porta l’eredità della rivoluzione?

“L’ex Fratello Musulmano Aboul Foutouh, è forse il solo che può raccogliere un vasto consenso elettorale.Sarà difficile per i Fratelli musulmani sostenere al ballottaggio qualcuno che è uscito dal movimento. I giovani liberali lo vedono un po’ più vicino. I questo senso ha più probabilità di raccogliere un consenso più vasto”.

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