La seconda vita del monastero armeno di Tatev

La seconda vita del monastero armeno di Tatev
Di Euronews
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Visitare il monastero di Tatev è come fare un viaggio a ritroso nel tempo. Costruito nel IX secolo, questo complesso è stato a lungo un centro spirituale, ma anche culturale e politico, tra i più importanti dell’Armenia.

Verso la fine del 1300 ospitava 500 monaci e un’università il cui impianto anticipava quello degli atenei moderni: suddivisa in diverse facoltà, vi erano insegnate teologia, filosofia, architettura, nonché teoria e pratica della musica, calligrafia e miniatura. Una storia di cui oggi restano 140 manoscritti.

Arroccato ai margini della gola del Vorotan, nell’Armenia meridionale, il complesso comprende tre chiese. Il Tatev Revival Project, un’iniziativa che si avvale di fondi pubblici e privati, mira a restaurare il monastero per restituirgli lo splendore di un tempo.

Tra i pezzi di maggiore interesse artistico, la stele oscillante che si trova nel cortile del monastero. Costruita nel 904, questa colonna dedicata alla Santa Trinità è un capolavoro di architettura medioevale. Poggia su una base che consente alla stele di oscillare in caso di scosse sismiche, per poi tornare alla posizione iniziale.

Una caratteristica che permise alla colonna di sopravvivere al terremoto del 1931, che danneggiò gravemente l’intero complesso.

Pegor Papazian, responsabile della National Competitiveness Foundation of Armenia: “Dopo il terremoto del 1931, il monastero fu parzialmente restaurato in diverse riprese. Ma nel 1980, verso la fine dell’epoca sovietica, fu sottoposto a un restauro completo, che purtroppo venne eseguito male. Ci furono errori strutturali e infiltrazioni d’acqua”.

Tra i monumenti che dovranno essere nuovamente sottoposti a restauro per riparare ai danni effettuati in precedenza, ci sono la base della torre campanaria, la cattedrale dedicata ai santi Pietro e Paolo, e la parte più alta delle mura perimetrali.

Gaianè Casnati fa parte del gruppo di esperti che eseguiranno i lavori. Viaggia spesso tra l’Armenia e l’Italia e lavora presso il Centro di studi armeni di Milano.

Gaiane Casnati: “Questo monastero ha avuto una storia tormentata. Dalla sua costruzione iniziale fino a oggi ha subito diverse distruzioni sia a causa dei terremoti che di invasioni nemiche. Dal 1920 è stato abbandonato e finalmente la Chiesa vuole ricostituirlo come centro culturale allo stesso livello in cui è stato nei secoli passati, in cui era considerato il faro dell’Armenia.

“Uno dei primi interventi sarà la ripulitura di queste inestetiche colature di cemento, che sono il risultato dei restauri eseguiti negli anni ’80, dove è stato utilizzato un cemento di cattiva qualità, che è colato sopra la muratura a coprirne addirittura le iscrizioni. Lo stesso cemento di cattiva qualità ha provocato anche la fuoriuscita di sali che danneggiano la pietra e che pertanto vanno rimossi”.

Gli interni della cattedrale rappresentano una vera e propria sfida per i restauratori. In origine, i muri della chiesa erano stati affrescati. Come mostrano vecchie fotografie scattate prima del terremoto del 1931, si trattava di una rappresentazione di Cristo seduto in trono e circondato da santi e profeti. Ora gli affreschi sono quasi completamente scomparsi.

Nel periodo sovietico, la pavimentazione originale è stata sostituita con marmi colorati, del tutto estranei al contesto della chiesa. Anche questi saranno rimossi.

Il progetto non si ferma al monastero. Abbraccia anche i villaggi che un tempo appartenevano alla diocesi di Tatev, per dotarli di moderne infrastrutture turistiche.

Pegor Papazian: “Ci sono sei villaggi intorno all’area di Tatev, da entrambi i lati della gola, e sono villaggi molto poveri. Il monastero è la vera attrazione di questa zona. Questa gente non dispone di tecniche agricole competitive, né di risorse naturali, ma hanno Tatev. E’ Tatev che porterà i turisti. E porterà anche nuovi posti di lavoro”.

I promotori dell’iniziativa scommettono che il complesso di Tatev diventerà un polo di attrazione per studenti, artisti e accademici. Il tempo dirà se è una scommessa vincente.

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