"I paesi ricchi utilizzano male le loro ricchezze"

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Di Euronews
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Mobilitati contro la povertà…
Durante il summit di settembre al Palazzo di Vetro dedicato allo sviluppo e alla lotta conto la povertà del Millennio c’era grande attesa per l’intervento dell’economista americano Jeffrey Sachs.
Autore di numerosi lavori di ricerca su questo tema Sachs è stato inserito dal settimanale “Time” tra le 100 personalità più influenti del pianeta. L’economista è anche il consigliere speciale del segretario generale dell’Onu per gli obiettivi riguardanti lo sviluppo in questo Millennio.

Nell’intervista rilasciata a euronews Sachs non risparmia critiche alle politiche dei paesi industrializzati che, a suo avviso, potrebbero pagar cara la loro inerzia nel fornire aiuti ai paesi poveri.

Valérie Gauriat, euronews:
A suo avviso gli obiettivi che il programma Onu per lo Sviluppo si è fissato per il 2015 sono realistici?

Jeffrey Sachs, economista:
Fino ad adesso i paesi ricchi hanno parlato molto e fatto poco. Gli obiettivi prefissati tecnicamente si possono raggiungere ma perchè ciò avvenga occorre cambiare radicalmente traiettoria.

euronews:
In pratica di quale budget ci sarebbe bisogno per raggiungere questi obiettivi? Che percentuale del PIL dei paesi del G8 dovrebbe rappresentare?

Jeffrey Sachs:
Per centrare i 3 obiettivi chiave: salvare le madri, salvare i bambini e combattere le epidemie servirebbero 40 miliardi di dollari all’anno. Abbiamo un budget di 40 mila miliardi quindi gli investimenti rappresenterebbero una quota irrisoria e potrebbero venire utilizzati per costruire ospedali, per reclutare personale specializzato, per distribuire farmaci e assicurare a tutti un’assistenza sanitaria di base.

euronews:
Proviamo a comparare le spese legate agli obiettivi di sviluppo e i budget destinati agli armamenti o alle misure per la lotta antiterrorismo prese negli Stati Uniti e in Europa?

Jeffrey Sachs:
Negli Stati Uniti le spese militari rappresentano il 5% del PIL mentre per programmi umanitari si spende lo 0,2% del PIL: in altre parole le spese militari sono superiori di 25 volte alle spese per i programmi di pace. Nonostante cio‘ a Washington mi hanno detto che per queste cose non ci sono soldi. Non so dove potremo trovare questi soldi…basterebbe guardare al Pentagono, ai 100 miliardi di dollari spesi per l’Afghanistan che non risolvono nulla salvo rendere ogni giorno quel paese più pericoloso!
In Europa ci si rende conto che un’approccio esclusivamente militare non ha senso. Forse conta la vicinanza con il continente africano che è il terreno su cui ci giochiamo il futuro.
Se non si investe, lo vediamo ogni giorno, gli effetti sono immediati come mostrano i massicci flussi migratori verso la sponda settentrionale del Mediterraneo. Chiunque si rende conto di questo. L’Europa insomma sta capendo che su questa strada non si può continuare Purtroppo, Germania, Francia, Italia non credo manterranno le promesse fatte nel 2010

euronews:
Quanto pesa la recente crisi sui mancati investimenti nel settore dello sviluppo? Le difficoltà hanno un fondamento o sono solo pretesti per tirarsi indietro?

Jeffrey Sachs:
Anche prima della crisi eravamo partiti con il piede sbagliato. Recentemente sono stato in Germania e al Ministero delle Finanze mi hanno candidamente confessato che gli obiettivi prefissati sono allo stato attuale irrealizzabili, una pura utopia. Il che non ha fatto che confermare le mie preoccupazioni. Sono rimasto scioccato.
Quando la crisi è scoppiata ho detto che, malgrado tutto, c’era ancora la possibilità di intervenire per affrontare la situazione. Era davvero necessario versare alle banche tutti quei soldi per poi vedere i banchieri tornarsene a casa con bonus miliardari? La Casa Bianca ha permesso questo! Per me è inspiegabile!
Voglio dire che i soldi per raggiungere gli obiettivi per il Millennio ci sono ma vengono spesi nel modo sbagliato.

euronews:
Pensa che le economie dei paesi sviluppati abbiano affrontato correttamente la crisi? Sono stati fatti sforzi per regolamentare i mercati finanziari ma cosa bisogna fare per rilanciare la crescita?

Jeffrey Sachs:
Questo sarebbe il momento di investire. Dovremmo usare le risorse esistenti per realizzare investimenti a lungo termine, interventi per la salvaguardia ambientale, per favorire uno sviluppo sostenibile. Dovremmo ridurre l’uso delle energie fossili. Creare una rete di trasporti piu efficiente e pulita. Dovremmo favorire l’impiego della manodopera disoccupata finanziando chi investe nelle energie alternative, negli impianti di depurazione dell’acqua, nel settore della sanità. Le nostre industrie potrebbero aiutare a costruire le infrastrutture necessarie per lo sviluppo del continente africano. Questi investimenti avrebbero effetti positivi anche sulla nostra economia

euronews:
Che benefici ci sarebbero per i paesi ricchi nel caso riuscissimo a centrare gli obiettivi per lo sviluppo del Millennio? E quali potrebbero essere i possibili inconvenienti?

Jeffrey Sachs:
E’ innanzitutto una questione di dignità e di rispetto per noi stessi. Abbandonare al proprio destino i paesi poveri equivarrebbe a perdere l’anima. E, non dimentichiamolo, sarebbe anche pericoloso. Non contrastare la diffusione delle malattie contagiose o abbandonare paesi come la Somalia, lo Yemen o l’Afghanistan alle loro guerre intestine è un assurdità. Pensare di risolvere queste situazioni con interventi di tipo militare è non solo inutile ma anche terribilmente dispendioso. Molto più dispendioso che fissarsi delle priorità e intervenire in modo pacifico. Se fossimo intelligenti capiremmo poi che questi paesi sono anche dei mercati potenzialmente molto interessanti. Forse è difficile immaginarsi questo guardando a certe realtà ma è quello che sta avvenendo con la Cina in Africa! La Cina ormai in Africa è dappertutto! Sta investendo, sfrutta le risorse di questi paesi, esporta. E’ questo che dovrebbero fare anche gli Stati Uniti e l’Europa

euronews:
Lei non ipotizza il declino degli attuali paesi ricchi, non vede le loro economie cedere il passo davanti all’avanzata di paesi emergenti come la Cina?

Jeffrey Sachs:
Sa, non è la Cina che ci strangola siamo noi che rischiamo di strangolarci con la nostra ristrettezza di vedute. Oggi siamo ricchi ma utilizziamo le nostre ricchezze nel peggiore dei modi. Vivamo in un’orgia consumistica da anni. E accumuliamo i deficit perchè i nostri politici continuano a promettere riduzioni fiscali, Ma con cosa si pagano queste riduzioni? Il vero rischio è l’aver raggiunto un altissimo livello di benessere e sprecarlo progressivamente

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