Se da Copenhagen doveva arrivare un sostituto del protocollo di Kyoto, il fallimento appare inconfutabile. Il quindicesimo vertice Onu sul clima si è concluso con un accordo non-accordo, da più parti contestato. Un testo non vincolante, che, di fatto, non si spinge più in là di un’intesa finanziaria: 30 miliardi di dollari per i Paesi poveri entro il 2012 per adottare tecnologie pulite – e l’obiettivo di mantenere entro i 2 gradi l’aumento della temperatura del Pianeta.
Su questo e poco più ci si è accordati al Bella Center, dopo una decina di bozze e interminabili negoziati. Tra i primi a esprimere disappunto, il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, che ha parlato di delusione. Il vertice di Copenhagen doveva concludersi ieri pomeriggio. Ma si è dovuto discutere fino a notte inoltrata per salvarne le sorti e per arrivare a un testo che piace a Pechino, ma che scatena le ire di Stati e organizzazioni. E che non contiene riferimenti a numeri per la riduzione dei gas serra.
Ad annunciare il compromesso è stato Barack Obama dopo colloqui con i leader di Cina, India, Brasile e Sudafrica. Lo stesso Obama ha parlato di “storico accordo, ma non sufficiente”. Molti Paesi latinoamericani parlano di procedure arbitrarie e non trasparenti. Da chiarire, ora, c‘è anche il meccanismo di adozione in seno all’Onu.